La tensione tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord continua a rimanere altissima e il regime di Pyongyang non perde occasione per alzare i toni contro il “nemico” americano. In attesa di martedì, quando sarà celebrato l’ottantacinquesimo anniversario dalla fondazione dell’Esercito Popolare Coreano, arrivano parole durissime: “La Repubblica Democratica Popolare di Corea non rimarrà mai un osservatore passivo alle mosse degli Stati Uniti di provocare una guerra biochimica, ma terminerà lo stallo con gli Stati Uniti, l’impero dei mali, spazzandoli via dal faccia della terra“. Le minacce provengono da un portavoce del Quartier Generale della Commissione Speciale Nazionale per Appurare la Verità sui Crimini dei Soldati Statunitensi, citato dal quotidiano Rodong Sinmun. “L’aggressore imperialista statunitense – ha continuato il portavoce del regime di Kim Jong-Un – starebbe mettendo in atto il “piano Giove” che contempla la possibilità di una guerra con l’uso di armi chimiche, utilizzando come base il porto di Pusan, nel sud-est della Corea del Sud, per sterminare la nazione coreana e realizzare la feroce ambizione di dominare il mondo”.
Ma la Corea del Nord non si limita a minacciare gli Stati Uniti. Sempre secondo quanto riportato dal Rodong Sinmun, il quotidiano del Parto dei Lavoratori della Corea del Nord, citato da Sky News, la dittatura minaccia un attacco nucleare all’Australia e di affondare la portaerei Usa Carl Vinson, che secondo il vicepresidente Mike Pence arriverà nel Mar del Giappone entro il 30 aprile ed è destinata a rafforzare il dispositivo militare per la penisola coreana. “Le nostre forze rivoluzionarie sono in grado di combattere per affondare la portaerei americana a propulsione nucleare con un solo colpo”, si legge nel commento.
Un portavoce del ministero degli Estreri di Pyongyang, citato dalla Abc, ha inoltre affermato che l‘Australia potrebbe essere colpita da attacco nucleare, “se continuerà a seguire ciecamente gli Usa”. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri australiano Julie Bishop aveva definito il programma nucleare nordcoreano una “seria minaccia” per l’Australia. Bishop ha risposto alle affermazioni del portavoce nordcoreano: “La minaccia di Pyongyang – ha detto – evidenzia la necessità che il regime abbandoni le armi nucleari illegali e i programmi missilistici”.
Intanto il regime di Kim Jong Un continua a prendere di mira i cittadini americani nel Paese. Un professore statunitense di origine sudcoreana è stato arrestato venerdì all’aeroporto internazionale di Pyongyang, in Corea del Nord, mentre stava per lasciare il Paese. L’uomo, il cui nome si conosce solo parzialmente – Kim – ha una cinquantina d’anni, secondo fonti vicine al caso citate dall’agenzia sudcoreana Yonhap. Secondo le stesse fonti, che non hanno saputo spiegare i motivi dell’arresto, Kim aveva insegnato all’Università di Scienze e Tecnologia nella prefettura autonoma coreana di Yanbian, nella provincia cinese dello Jilin e si trova in Corea del Nord per programmi di cooperazione. Si tratta del terzo americano detenuto in Corea del Nord dopo Kim Dong-chul, altro americano di origine sudcoreana, di circa 60 anni arrestato al confine con la Cina, e dello studente Otto Frederick Warmbier, detenuto per il presunto furto di un cartello di propaganda politica nella zona riservata al personale di un hotel in cui alloggiava come turista; sono stati condannati rispettivamente a 10 e 15 anni di lavori forzati. C’e’ poi il caso del pastore protestante Lim Hyeon-Soo, canadese di origine coreana, condannato ai lavori forzati a vita nel dicembre 2015 per presunte attività sovversive contro il regime.
Il presidente americano Trump ha detto che la crisi coreana può essere risolta da un incisivo intervento della Cina, principale alleato della Corea del Nord. Ora il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, in visita ad Atene, chiede la completa denuclearizzazione della penisola coreana. “Sosteniamo decisamente la denuclearizzazione – ha detto Yi – nel nome della stabilità e della pace. La Cina non ha la chiave per risolvere tutti i problemi, ma siamo contenti che da più parti venga accolto positivamente il nostro punto di vista”.
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