Kobane, una cittadina a nord della Siria confinante con la Turchia, accoglie una popolazione etnicamente variegata ma a maggioranza curda. Ribattezzata come la nuova Stalingrado, da settembre è assediata dalle milizie dello Stato Islamico. Il paragone con la città russa che nella seconda guerra mondiale riuscì a resistere all’attacco tedesco è stato affidato dagli stessi guerriglieri curdi peshmerga.
Rientrati dalla città ormai ridotta in macerie i combattenti del Kurdistan hanno detto che ci vorrà almeno mezzo secolo per riedificarla: “Quello che di Kobane si vede nei video e in tv riguarda solo alcune case sul fronte di battaglia – ha detto un membro del secondo battaglione peshmerga inviato a dicembre – la distruzione è così immensa che ci vorranno più di cinquant’anni per ricostruirla”.
La cittadina siriana si è trasformata in una vera trincea dove si spara in terra e in cielo, di notte e di giorno, ma nonostante l’evidente difficoltà la Stalingrado mediorientale resiste. Siud, un altro peshmerga, ha sottolineato che anche se in cinque mesi di combattimenti è stato raso tutto al suolo “il volere del popolo è forte”. Dalla scorsa settimana i guerriglieri curdi sono riusciti a respingere i gruppi dello Stato Islamico che assediavano la città e hanno riferito che l’85% del territorio è nelle loro mani.
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