Preparativi in corso (anzi, praticamente ultimati) e non solo dal punto di vista della commemorazione, per Israele, in vista della Giornata della memoria dei militari caduti in guerra che sta iniziando in queste ore. Il governo ha infatti disposto la chiusura dei valichi che collegano allo Stato le regioni di Gaza e Cisgiordania, anche in vista dell’imminente Giornata dell’Indipendenza prevista a partire dal primo maggio. A rendere noto la decisione di Israele è stato un portavoce dell’esercito, il quale ha però precisato che il transito sarà consentito ai palestinesi qualora vi siano casi umanitari accertati. Gli effetti del provvedimento si protrarranno fino alla giornata di mercoledì, 3 maggio. La decisione, come riportato ancora dalle fonti militari, è stata presa al fine di prevenire attacchi terroristici durante il periodo di celebrazione, coincidente con alcuni giorni di vacanza per la maggior parte delle attività. Questo anche in virtù degli arresti effettuati il 29 aprile nei confronti di quattro cisgiordani, sospettati di preparare un attentato esplosivo contro un avamposto militare israeliano nei pressi di Tulkaram. I quattro sono stati sottoposti a interrogatorio e uno di loro sarebbe stato trovato in possesso di un’arma fabbricata artigianalmente.
Le celebrazioni hanno avuto inizio davanti al Memoriale dei soldati caduti i quali, secondo quanto affermato dal ministero della Difesa, sarebbero stati 23544 dal 1860 a oggi, considerando anche i combattenti che hanno perso la vita militando in fazioni precedenti alla nascita dello Stato d’Israele. Nel frattempo, in Cisgiordania, prosegue a oltranza lo sciopero della fame dei detenuti appartenenti al movimento palestinese al-Fatah. Un’iniziativa promossa dal dirigente e leader Marwan Barghuti, anch’egli detenuto in un carcere israeliano, e avviata il 17 aprile scorso. Una protesta che, oltre a coinvolgere più di mille palestinesi reclusi nelle prigioni cisgiordane, ha visto una folta partecipazione anche al di fuori: nei giorni scorsi, infatti, sono state effettuate numerose manifestazioni a favore, molte delle quali si sono tradotte in scontri con l’esercito.
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