Ahmed Abdallah, il consulente egiziano della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto lo scorso febbraio, ha iniziato “lo sciopero della fame per protestare contro il protrarsi della sua detenzione preventiva”. E’ la conferma che arriva dall’avvocato di Abdallah, Anas al-Sayyid, che in un’intervista ad Aki-Adnkronos International spiega come il consulente sia “convinto dell’insensatezza della sua detenzione”.
La polizia aveva arrestato Abdallah il 25 aprile scorso in casa sua in seguito alle manifestazioni contro l’accordo con cui l’Egitto si è impegnato a cedere all’Arabia Saudita le due isole di Tiran e Sanafir. Lo scorso 5 giugno, la sua detenzione è stata protratta di altri 45 giorni, ma ieri l’altro il Consiglio di Stato egiziano ha dichiarato nullo l’accordo di cessione delle due isole.
Alla luce di questo, Abdallah “ritiene che la sua permanenza in carcere sia priva di senso”, sottolinea ancora Sayyid, ricordando che “sabato sarà presentato un ricorso contro il prolungamento della sua detenzione”.
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