Che non ci fosse più speranza lo aveamo capito ma ora arriva anche l'ufficialità. Il governo argentino ha ammesso, per la prima volta, che i 44 membri a bordo dell'Ara San Juan – il sottomarino sparito 20 giorni fa – sono morti.
Il ministro della Difesa, Oscar Aguad ha detto in tv che la missione “search and rescue“', chiusa giovedì scorso, “si apre quando ci sono dispersi in mare e si conclude quando sono salvati o non ci sono più le condizioni perché siano in vita. Secondo la Marina le condizioni ambientali e il tempo trascorso sono incompatibili con l'esistenza della vita umana“. “Quindi sono tutti morti?” gli è stato chiesto: “Esattamente” ha riposto il ministro. Aguad ha spiegato che le operazioni di ricerca del San Juan vanno avanti comunque: “È un impegno che il presidente Macri ha preso con i famigliari dell'equipaggio, e lo manterremo” ma ha escluso che si possa riattivare una ricerca di tipo Sar, mirata cioè al salvataggio dell'equipaggio. “Le norme internazionali impongono questi limiti, non si può continuare a cercare la vita in modo indefinito quando non ci sono le condizioni”, ha aggiunto il ministro, pur sottolineando che “bisogna accompagnare le famiglie, che stanno vivendo uno stress intenso a causa del momento terribile che stanno vivendo”.
Interrogato sullo stato in cui si trovava il San Juan quando è partito per la sua ultima missione, Aguad ha sottolineato che il sottomarino “aveva superato tutti i controlli” ed era “in condizioni perfette per navigare”. Il ministro della Difesa si è riferito anche a versioni giornalistiche che ipotizzano che ci siano stati episodi di corruzione legati alle riparazioni effettuate sul San Juan dal 2008 al 2014, indicando che “al momento non abbiamo prove chiare, a tutti i sospetti permettono di supporre che vi è stata corruzione”. Aguad ha ricordato che una denuncia penale al riguardo era stata presentata alla giustizia, ma è stata archiviata senza nessuna indagine, aggiungendo che “l'unica cosa certa è che la nave doveva essere riparata in due anni e invece ce ne hanno messo cinque”.
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