Prende corpo una riedizione della Grosse Koalition fra la Cdu di Angela Merkel e l'Spd di Martin Schulz. I socialdemocratici tedeschi hanno, infatti, votato a favore dei colloqui con l'Unione in vista di una soluzione della crisi politica, in cui è finito il Paese, dopo il fallimento delle trattative “Giamaica” per il governo. La parola decisiva spetta comunque alla base del partito, che voterà sulla mozione dei vertici al Congresso al via giovedì prossimo a Berlino.
Ma è chiaro che, rispetto all'ostinazione con cui rifiutò l'idea di un terzo matrimonio con la cancelliera il 24 settembre (quando il partito crollò al 20,5% dei consensi), Schulz abbia dovuto cambiare completamente linea. E il voto di ieri, unanime (con una sola astensione), ha reso ufficiale questo vistoso dietrofront, che per molti equivaleva a un'irreparabile “sconfessione“.
Al tavolo della cosiddetta “GroKo” – i colloqui “dal risultato aperto”, come vengono sempre definiti, potrebbero iniziare già la settimana prossima – le trattative sono chiaramente avviate, almeno da parte dell'Spd, che sta mettendo i suoi paletti. Schulz ha sottolineato che l'obiettivo è imporre i temi “essenziali” dei socialdemocratici, portando a casa il “massimo risultato” possibile. “Non può essere indifferente all'Spd se si arriva ad un governo o se si torna al voto”, si legge nella mozione che sarà presentata alla base. Per questo “ci sentiamo obbligati a sondare se e in quale modo l'Spd possa condividere un nuovo governo“. L'Spd si batterà dunque per le rivendicazioni del suo programma originario: su pensioni, salari, la cosiddetta assicurazione civica, gli investimenti per istruzione e Comuni, e soprattutto per “un'Europa sociale e solidale“. “Prendiamo sul serio le riflessioni dei nostri vicini europei”, ha anche detto l'ex presidente del Parlamento dell'Ue, rispondendo a una domanda sulle pressioni arrivate da Parigi. Proprio le sollecitazioni di Emmanuel Macron e Alexis Tsipras, che hanno avuto più contatti con Schulz, per spingere sulla necessità di avere un governo europeista e favorevole alle riforme, giocano un ruolo decisivo nelle scelte di Schulz, in questi giorni. Adesso però bisogna convincere il partito, diviso, e la missione non è scontata.
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