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Filippine, strage di Maguindanao: nessun colpevole dopo 5 anni

Ancora nessun colpevole per l’uccisione di 58 persone, in quello che fu definito come “il peggior massacro politico” della storia delle filippine: è ricominciato oggi il processo per la strage avvenuta cinque anni fa a Manila, con nove nuovi imputati alla sbarra. L’accusa è di aver compiuto materialmente la carneficina: ma, nel Paese, aumentano i timori di un processo senza fine, che durerà ancora molti anni e si potrebbe concludere con un nulla di fatto.

Il massacro di Maguindanao, del 23 novembre 2009, ha scatenato un’ondata di indignazione e condanna in tutto il Paese: un centinaio di persone hanno attaccato un convoglio elettorale della famiglia Mangudadatu che, insieme a un gruppo di giornalisti, stava visitando alcune aree della provincia per promuovere la propria candidatura alla carica di governatore. Nell’assalto sono morte 58 persone, tra i quali decine di giornalisti. Dietro la strage ci sarebbero i leader della famiglia Ampatuan, che hanno governato a lungo la povera provincia meridionale filippina, grazie anche all’alleanza politica con l’allora presidente Gloria Arroyo: questi avrebbero organizzato l’attacco per eliminare i rivali in vista del voto, sfruttando come esecutori materiali una milizia privata, fornita dal governo per combattere i ribelli separatisti musulmani. I giudici hanno rinviato a giudizio diversi esponenti del clan Ampatuan, insieme a più di cento fra funzionari di polizia, soldati e membri della milizia, adesso in carcere in attesa di processo. Ancora oggi sono almeno 79 le persone latitanti, sfuggite al processo.

Anche gli attivisti di Human Rights Watch (Hrw) hanno voluto ricordare in un comunicato ufficiale i cinque anni dal massacro. Phelim Kine, vice-direttore Asia di Hrw, afferma che il caso si trova “in un limbo giuridico”: le continue richieste da parte della difesa “di rilascio su cauzione e di ricusazione dei testimoni” dell’accusa, avverte, “hanno ingolfato il tribunale” e rischiano di prolungare per anni la vicenda giudiziaria, senza giungere a un verdetto conclusivo.

Francesca Fiore

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