Ancora processi di massa in Egitto. Sarebbero 228 le persone che sono state condannate all’ergastolo e a un’ammenda da 17 milioni di sterline egiziane, circa due milioni di euro, per gli scontri con le forze di sicurezza del 18 dicembre 2011 contro il presidente Mubarak.
Tra loro anche uno dei leader della protesta, Ahmed Douma di 29 anni condannato per le accuse di violenza fuori la sede governativa nella Piazza Tahrir al centro della capitale. La notizia è stata confermata dal sito del quotidiano al-Masry al-Youm, secondo il quale il tribunale penale avrebbe condannato anche 39 persone a 10 anni di carcere per il loro coinvolgimento nelle manifestazioni e negli scontri dello stesso 2011.
Sebbene le condanne all’ergastolo siano appellabili, si tratterebbe di una sentenza senza precedenti e della più pesante condanna di massa nei confronti di attivisti laici, in quanto fino ad oggi processi di questo tipo erano stati riservati ai Fratelli musulmani. Il leader Ahmed Douma, in carcere da dicembre, è accusato di assalto contro la giunta militare che prese il potere dalla deposizione dell’allora presidente. Inoltre, il tribunale gli imputa il possesso di armi bianche, molotov, di aver dato fuoco a un edificio e di aver assalito le sedi governative tra cui il Consiglio dei ministri e l’assemblea del popolo.
Non pochi giorni fa la Corte d’Assise di Giza ha emesso una sentenza di condanna a morte per 183 esponenti della Confraternita islamica. L’accusa risale agli scontri dell’agosto 2013 in seguito alla repressione della manifestazione per la deposizione del presidente Mohamed Morsi. Morirono 11 agenti della polizia. Il processo criticato dalle istituzioni in quanto non rispetterebbe gli standard giuridici internazionali, si è concluso con 37 sentenze capitali per ora annullate.
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