“Il rischio cruciale per la crescita globale è un rallentamento più ampio del previsto in Cina”. E’ quello che sostiene l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), sottolineando la sfida politica dei dirigenti cinesi, ovvero “sostenere la crescita mentre portano avanti cambiamenti strutturali e gestiscono i rischi”. Il rallentamento di una delle più grandi potenze economiche del mondo sarebbe significativo, ma questo non “dovrebbe far deragliare la ripresa globale, a meno che non sia combinato con un’ampia e diffusa correzione nei mercati finanziari mondiali”.
Il blocco del commercio sta condizionando le borse di tutte le nazioni, tanto da rallentare le prospettive di crescita in molte delle principali economie emergenti. Il rallentamento della domanda di importazioni dalla Cina ha importanti effetti sulla crescita di ogni Stato, soprattutto nelle economie dei Paesi che hanno stretti legami commerciali con Pechino, e in quelle che dipendono da materie prime. Le autorità cinesi dovrebbero fornire ulteriori stimoli per evitare un forte rallentamento e spingere la liberalizzazione dei servizi e l’espansione delle spese sociali per sostenere la crescita dei consumi.
Buone notizie invece per India, che secondo l’organizzazione parigina dovrebbe diventare l’economia più in crescita nel corso dei prossimi due anni. Le prospettive più negative sembrano riguardare molte nazioni esportatrici di materie prime, ad iniziare dal Brasile, per il quale è prevista una brusca frenata: quest’anno il pil scenderà del 2,8%, contro il -0.8% stimato a giugno.
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