Non si ferma l’inutile strage in Siria e pagare il prezzo più alto sono ancora una volta gli indifesi. Almeno sei bambini sono rimasti uccisi e altri 17 feriti, alcuni in modo molto grave, in seguito a un bombardamento che ha colpito una scuola materna nell’area di Harasta, alle porte di Damasco, controllata dai ribelli. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, colpi di mortaio sono stati sparati dalle forze fedeli al regime siriano mentre i bambini stavano giocando nel cortile della scuola. Il gruppo di controllo con sede nel Regno Unito ha detto che il bilancio delle vittime potrebbe aumentare proprio a causa dell’elevato numero di bambini feriti.
Harasta è una delle principali aree controllate dai ribelli vicino a Damasco. Si tratta di una zona adiacente alla strada internazionale che collega Damasco con la Siria centrale e settentrionale, nella regione della Ghuta orientale, dove da anni gli insorti sono asserragliati. L’Ondus segnala anche raid aerei governativi compiuti sulla stessa Ghuta orientale in particolare contro il villaggio di al-Maidaani e nelle vicinanze di al-Zuraifiya. I bombardamenti, ripresi dopo la beve tregua umanitaria, hanno causato almeno un morto e diversi feriti. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bilancio dei morti nelle ultime 24 ore a sud e nordovest di Aleppo è salito a diciassette persone. Di queste, quattro sono bambini e due donne. Le vittime sono state registrate nei bombardamenti contro Allirmon, al-Atareb, Ebien, Darat Azza e Kafrnaha, alla periferia di Aleppo.
Intanto in un’intervista rilasciata al britannico Sunday Times, il presidente siriano Bashar al-Assad ha detto di considerare quello che sta accadendo nel suo Paese “qualcosa tra la guerra fredda e la terza mondiale”. Secondo il leader siriano trovare una soluzione politica alla crisi non è realistico perché sono coinvolti “fanatici religiosi”. Inoltre, il processo di negoziazione è ostacolato dall’intervento nella crisi di diversi Paesi: “Non è realistico parlare di decisione politica, quando l’altra parte è sotto il controllo dell’Arabia Saudita, Turchia, Regno Unito, USA e Francia. La radice del problema è che questi Paesi intervengono – sostiene Assad – Quando smetteranno di farlo, i terroristi si affaticheranno e fuggiranno via, oppure verranno sconfitti. Allora noi, i siriani, potremo sederci al tavolo delle trattative per discutere le possibili soluzioni al conflitto”.
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