Migliaia di persone hanno bloccato le strade di Colombo, capitale dello Sri Lanka, in segno di protesta per la nomina a primo ministro di Mahinda Rajapaksa, ex capo dello Stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani e di corruzione.
A manifestare il proprio malcontento sono stati i sostenitori dell'ex premier Ranil Wickremesinghe, destituito la scorsa settimana dal presidente dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena, che ha anche sospeso il Parlamento fino al 16 novembre, aggravando la crisi politica.
Al raduno pacifico hanno partecipato più di 100 mila manifestanti – secondo fonti del partito di Wickremesinghe – in 25 mila per le forze di sicurezza, che hanno lanciato slogan di “resistenza” al presidente Sirisena. Il presidente del Parlamento, Karu Jayasuriya, ha avvertito che la crisi rischia di sfociare in un “bagno di sangue per le strade” se l'assemblea non viene messa nelle condizioni di votare. Il partito del premier destituito ha invece accusato la Cina di essere dietro la più grave crisi costituzionale della storia recente. “La Cina vuole comprarsi tutto il Paese e ha già speso milioni per comprarsi primi ministri in Sri Lanka”, ha denunciato il deputato Ranjan Ramanayake, puntando il dito su Rajapakse e le sue politiche apertamente pro Pechino.
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