La Cina, del tutto incurante delle proteste dei vicini e dell’alleato statunitense, ha praticamente ultimato la pista d’atterraggio di 3 chilometri costruita sull’ isola artificiale, a sua volta creata dal nulla con sabbia, cemento e ferro, sulla barriera corallina conosciuta come “Fiery Cross Reef”, nel conteso arcipelago delle Spratly nel Mar Cinese Meridionale.
A denunciarlo è il gruppo americano Asia Maritime Trasparency Initiative, che ha diffuso come prova le foto satellitari della psita, oltre che di un’area di parcheggio per le aerei. Ciò significa che la previsione fatta a maggio dal Pentagono che la pista sarà operativa entro la fine dell’anno, potrebbe rivelarsi eccessivamente ottimistica.
Le immagini mostrano le costruzioni, oltre alla pista vi sono impianti di comunicazioni, aree di atterraggio di elicotteri e porti in costruzione. Secondo quanto riferito ieri dal Washington Post, in cinque dei sette progetti di costruzione avviati su isole contese vengono realizzate basi militari. Non bisogna sorprendersi, dato che a metà giugno, Pechino aveva annunciato che il suo programma di colonizzazione nel mar della Cina meridionale sarebbe stato completato “nei prossimi giorni”.
La pista è sufficientemente lunga da consentire l’atterraggio di tutti gli aerei da guerra cinesi. Le Spratly sono un arcipelago di oltre 750 tra isolette, atolli e semplici barriere coralline, a pochi centimetri dalla superfice del mare. Il punto più vicino alla Cina si trova a 794km, e sono rivendicate da Pechino, Vietnam, Filippine, Malaysia, Taiwan e Brunei.
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