Sono almeno 25 i musulmani di etnia Rohingya che sono stati uccisi ieri dai militari birmani in alcuni villaggi nello stato occidentale di Rakhine, al confine con il Bangladesh. Lo ha annunciato oggi l’esercito birmano, dopo gli otto morti – tra cui due soldati – comunicati ieri in relazione a violenze avvenute sabato nella zona.
Secondo quanto riferito dall’esercito, gli attacchi sono stati definiti “operazioni di ripulitura” contro militanti armati di mazze e coltelli. Sui social media però, circolano anche immagini di vittime tra donne e bambini. Secondo i media birmani, inoltre, le 130 case andate in fiamme negli scontri di domenica sono state incendiate dagli stessi Rohingya per “causare fraintendimenti e tensione” allo scopo di ottenere aiuti umanitari dalla comunità internazionale.
Dopo una prima serie di attacchi, la zona popolata in maggioranza da persone di minoranza Rohingya, è stata praticamente isolata dall’esercito. Nessun giornalista o operatore umanitario è riuscito a entrare nell’area da allora. Circa un milione di Rohingya, privati della cittadinanza e dei loro diritti, vivono nello stato Rakhine, molti dei quali – si parla di decine di migliaia – in campi di sfollati.
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