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Armi leggere, un trattato internazionale per controllare la vendita

Dopo decenni di assenza di regolamentazione, anche il mercato delle armi cosiddette “leggere” dovrà sottostare a regole ben precise. Il 24 dicembre scorso, infatti, è entrato in vigore l’Arms trade treaty (Att) il trattato internazionale sul commercio di armi. L’importante documento è stato definito dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, un “passo storico”. Ratificato da 61 Stati e firmato complessivamente da 130, il trattato tenta di introdurre il principio della responsabilità nel settore della vendita di armamenti al fine di contrastare il ricco mercato nero, radicato soprattutto in Africa. Anche per questo si deve sperare che il numero degli stati africani che fanno parte dell’Att – oggi 7 su 54 – aumenti rapidamente.

Per “armi leggere”, secondo una definizione stilata dalle Nazioni Unite, si intendono tutti quegli armamenti che possono essere postati da una o due persone a mano o per mezzo di bestie da soma. Dunque, dalle pistole ai lanciamissili, dal machete al mitra. Secondo l’ex Segretario Generale, Kofi Annan, sono vere e proprie armi di distruzione di massa: “immediatamente disponibili e facili da usare, le armi piccole e leggere sono state il principale, se non unico strumento di violenza in quasi ogni recente conflitto di cui si sono occupate le Nazioni Unite”. Dal 1990 al 2000 hanno causato la morte di circa 4 milioni di persone, soprattutto in Africa e Asia. L’introito globale del mercato degli armamenti, compreso quello sommerso, è stato stimato tra i 43 e gli 80 miliardi di dollari nel solo 2011.

Da tempo la Comunità internazionale sentiva l’esigenza di approvare un accordo a livello globale che istituisse un sistema di controllo del commercio di armi, in linea con gli standard internazionalmente riconosciuti a tutela dei diritti umani e del diritto umanitario e con i principi generali del diritto internazionale. Il fine dell’Att è dunque quello di impedire l’export di armi verso Paesi, organizzazioni e gruppi di individui che non garantiscano il rispetto di tali normative.

Milena Castigli

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