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Anis Hannachi aveva combattuto come foreign fighter

La Corte d'Appello di Bologna, all'esito dell'udienza di convalida del mandato di arresto europeo, ha disposto la custodia cautelare in carcere per Anis Hannachi, il fratello del killer di Marsiglia. Il giovane tunisino, fra l'altro, ha già dato il suo assenso al trasferimento in Francia. Questo rende una mera formalità la prossima udienza, fissata per il 17 ottobre, nella quale si deciderà sulla consegna alla giustizia transalpina.

Anis, secondo quanto comunicato dalle autorità francesi e italiane, aveva combattuto tra i foreign fighters giunti da tutto il mondo in Siria per partecipare alla “guerra santa“. L'ipotesi al vaglio delle autorità transalpine è che sia stato proprio Anis a indottrinare e a provocare la radicalizzazione del fratello Ahemd.

Il fratello del terrorista, responsabile della morte delle cugine Laure e Marianne, era stato respinto dall'Italia nel 2014 quando arrivò a Favignana con altri tunisini su un barcone. La probabile presenza dell'uomo nel nostro Paese è stata segnalata dalle autorità francesi la sera del 3 ottobre e il 4 si è avuta la certezza che fosse in Liguria.

Tuttavia, hanno spiegato investigatori e inquirenti durante la conferenza stampa che ha seguito l'arresto, al momento “non ci sono evidenze” che Hannachi volesse colpire in Italia o stesse pianificando attacchi. Al momento, inoltre, non sono emersi elementi che possano far ritenere che il 25enne tunisino avesse “solidi appoggi” logistici a Ferrara, dove è stato rintracciato e fermato.

Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti ha comunque assicurato che nei prossimi giorni il fratello del killer di Marsiglia verrà estradato in Francia . “I tempi dell'estradizione – ha sottolineato Roberti – saranno molto ristretti, qualche giorno, non di più. La procedura con la Francia è già stata attivata“. Il procuratore ha poi affermato che, al momento, Hannachi non sta collaborando con gli inquirenti.

Gli investigatori stanno ancora ricostruendo i suoi movimenti nel nostro Paese. “Ora faremo una serie di accertamenti – ha detto Roberti – per verificare la sua presenza in Italia prima di settembre e se avesse contatti con altri ambienti estremisti nel nostro paese”. Dai riscontri avuti finora, in ogni caso, sembra che a Ferrara il tunisino fosse “senza basi e senza appoggi“, anche se bisognerà approfondire.

Quando l'hanno fermato, Anis ha fornito un nome di fantasia e ha detto di essere algerino. La certezza che fosse davvero lui è arrivata quando le foto segnaletiche e le impronte digitali – quelle prese nel 2004 dopo lo sbarco a Favignana e quelle fatte in questura a Ferrara – sono state inviate in Tunisia per un riscontro. Poco dopo infatti da Tunisi è arrivata la risposta affermativa: il fermato era Hannachi. “Questo caso – ha spiegato il direttore della divisione estero dell'Ucigos, Claudio Galzerano – è la dimostrazione che c'è una cooperazione internazionale che funziona, c'è una comunità della sicurezza che non si risparmia e che lavora nella stessa direzione”.

Alberto Tuno

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