Nuovo venerdì di sangue nella Striscia di Gaza. Almeno 3 manifestanti palestinesi, secondo il locale ministero della Salute, sono morti sotto i colpi d'arma da fuoco esplosi dall'esercito israeliano. Negli scontri sono rimaste ferite circa 168 persone. I tafferugli sono cominciati quando i manifestanti hanno sfondato la rete di protezione e i militari hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni e proiettili.
Preoccupato l'inviato Onu in Medio Oriente, Nikolai Mladenov, secondo cui Gaza “sta per esplodere e la comunità internazionale deve fare tutto il possibile per evitare un nuovo conflitto di larga scala tra Israele e i palestinesi”. Il monito arriva allo scadere della quinta settimana di proteste dei palestinesi nella Striscia di Gaza, iniziate con la “marcia del ritorno“, e durante le quali, sino a oggi, sono state uccisi dalle Forze di sicurezza israeliane 41 manifestanti.
Mladenov ha definito Gaza una “polveriera“, riferendo ai membri del Consiglio di Sicurezza Onu che “le vecchie ferite continuano a sanguinare e ad estendersi mentre noi qui discutiamo, rendendo sempre piu' probabile una nuova guerra. Quello che sta accadendo a Gaza è una ingiustizia con cui nessun uomo, nessuna donna e nessun bambino dovrebbe fare i conti”. “Le persone – ha continuato Mladenov – non dovrebbero essere condannate a vivere circondate da barriere che non gli è permesso attraversare, o acque che non possono navigare”, aggiungendo anche che “Hamas investe in attività militari a discapito della popolazione, e dovrebbe tenere la sua gente lontana dalle barriere che circondano Gaza, per evitare azioni violente”. A sua volta, “Israele dovrebbe riconsiderare l'utilizzo della forza e minimizzare l'uso di proiettili letali, che dovrebbero essere solo una opzione di ultima istanza”. Da tempo, le Nazioni Unite avvertono che se la situazione dovesse rimanere quella attuale, Gaza diventerà completamente inabitabile entro il 2020, a causa del blocco imposto da Israele e da tre devastanti operazioni militari israeliane negli ultimi 10 anni.
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