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Afghanistan, il nuovo presidente Ghani elogia la transizione democratica

Dopo settimane di verifiche per le denunce di brogli elettorali in Afghanistan l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani Ahmadzai è stato nominato successore dell’uscente Hamid Karzai. I due contendenti, Ghani e Abdullah Abdullah, ex ministro degli Esteri, hanno firmato un accordo per la creazione di un governo di unità nazionale. Lo sconfitto al ballottaggio Abdullah potrà così nominare un “chief executive” che avrà poteri analoghi a quelli di primo ministro.

Nelle sue prime dichiarazioni dopo l’annuncio del successo da parte della Commissione elettorale indipendente (che non ha però pubblicato le cifre a sostegno dell’elezione), il nuovo presidente afghano Ashraf Ghani ha detto che “il lungo processo elettorale che ha portato alla mia vittoria ha permesso un trionfo della democrazia in Afghanistan, dove per la prima volta due presidenti si trasmettono il potere attraverso il voto”. Ghani ha anche assicurato di voler mettere fine “ai governi paralleli nel Paese”. Al suo arrivo nell’aula magna del Liceo Isteqlal di Kabul, il presidente eletto è stato accolto da numerosi sostenitori, un gruppo di danza tradizionale (Attans) e da centinaia di bambini che lo hanno applaudito a lungo. Dopo le foto di rito in compagnia di tutti i suoi collaboratori Ghani siè rivolto ai presenti assicurando che il suo primo impegno sarà quello di “rispettare tutte le promesse elettorali fatte”.

L’ex ministro delle Finanze ha quindi sostenuto di voler “togliere la parola morte dal dizionario afghano” perché, ha spiegato, “vogliamo vivere in pace”. Alludendo poi ad un comunicato dei talebani che respingevano il suo governo definito “una società per azioni”, ha spiegato che lui e Abdullah Abdullah sono impegnati ad adempiere agli impegni presi con la Nazione. “Il governo di unità è una condivisione di responsabilità” ha affermato. Ringraziando quindi gli afghani che “hanno aspettato per ben sei mesi la fine del processo elettorale”, il neo capo dello Stato ha osservato che “le questioni politiche possono essere risolte con metodi politici, ma certamente non con le armi”.

I talebani dal canto loro aggiungono che “designare Ashraf Ghani per promuovere un cosiddetto governo di unità nazionale non è accettabile per gli afghani che, ha dimostrato la storia, hanno sempre respinto simili imposizioni” dall’esterno. Gli Stati Uniti, dicono ancora, “dovrebbero riconoscere che questa terra ci appartiene, che la politica da adottare spetta agli afghani e non al Segretario di Stato Usa o al loro ambasciatore”. Hanno assicurato poi di voler continuare “la Jihad fino all’instaurazione in Afghanistan di un autentico governo islamico”.

Sara Sbaffi

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