Il cattivo tempo sta impedendo oggi ai soccorritori indonesiani di riprendere le operazioni di ricerca dei corpi delle persone che si trovavano a bordo del volo QZ8501 dell’AirAsia, precipitato domenica nel Mar di Giava. “Pioggia e vento ci impediscono stamani di riprende le operazioni” sospese per la notte, ha spiegato il coordinatore dei soccorsi per l’aeronautica militare S.B. Sypriyadi.
Ieri sono stati recuperati diversi rottami del velivolo e oltre 40 cadaveri. A causare il disastro potrebbero essere state proprio le condizioni meteo: l’ultima comunicazione arrivata da parte del comandante era una richiesta di scendere da 38mila a 34mila piedi per via del tempo avverso che minacciava il normale avanzare del volo. Subito dopo il filo diretto con la torre di controllo si è interrotto all’improvviso.
La tratta tra l’Indonesia e Singapore è molto trafficata, quindi verificare la fattibilità di manovre come quella richiesta dal pilota del volo QZ8501 necessita di almeno qualche minuto. Ma probabilmente si è trattato di istanti fatali. L’assenza del famoso “mayday” – cioè il segnale che il pilota invia alle autorità a terra qualora il volo sia in imminente pericolo di caduta – si spiega con la regola dell’aviazione per cui, in situazioni critiche, le priorità sono “Volare-Navigare-Comunicare”. Insomma, prima l’immediata sopravvivenza, poi le comunicazioni.
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