Categories: Esteri

Abu Mazen gela Hamas: no al potere condiviso

 Il presidente palestinese Abu Mazen, al suo arrivo al Cairo di sabato notte, ha lanciato un monito ben preciso ad Hamas: “Non accetteremo un’alleanza se la situazione continua in questi termini a Gaza, dove c’è un governo ombra con 27 vice.-ministri che controllano il territorio”.
Abu Mazen ha poi affermato che l’Anp non accetterà, nella città palestinese, la situazione così come è ora: secondo quando riportato dall’agenzia Wafa, ha infatti specificato che “la leadership sta facendo ogni sforzo per alleviare la sofferenza del popolo ed è a lavoro per dare urgentemente ogni forma di assistenza alla gente della striscia”.

È stato confermato dal governo palestinese che per ricostruire il disastro provocato da anni di guerre saranno necessari ben 7 miliardi di dollari, e intanto, secondo quanto afferma il quotidiano Haaretz, il ministero degli Esteri israeliano ha presentato al suo governo un documento che propone la presenza di una forza internazionale a Gaza: il “progetto” è stato consegnato ai ministri il 21 agosto sulla base di alcuni dibattiti che si sono tenuti con esponenti tedeschi, francesi, britannici e di altri paesi dell’Unione, e l’idea di fondo, secondo quanto afferma l’articolo, è quella di ampliare la forza europea di monitoraggio dispiegata fra il 2005 e il 2007 al valico di Rafah; forza che, secondo il ministero, in caso svolgesse un effettivo lavoro di sicurezza a Gaza potrebbe venire incontro agli interessi israeliani. Sarebbe dunque necessario armare i militari rendendoli in grado di affrontare organizzazioni terroristiche come Hamas in due modi: innanzitutto monitorando con successo i valichi di confine e impedendo l’ingresso di armi nella striscia; in secondo luogo contribuendo con gli aiuti umanitari, con la ricostruzione e con il controllo di un’eventuale presenza di armi all’interno delle scuole Onu. Lo stazionamento è previsto sulla cosiddetta “striscia Philadelphi”, che si trova lungo il confine fra la striscia di Gaza e il Sinai, e in alcune zone interne – ad esempio nelle stazioni dell’Onu. In caso il documento fosse effettivamente messo in atto, sarebbe cruciale una collaborazione con l’Egitto e l’intera forza dovrebbe agire sulla base di una risoluzione dell’Onu dopo un accordo tra Israele, Autorità palestinese, Egitto, Stati Uniti e Unione Europea.

Giulia Capozzi

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