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SOLIDARIETA’ E BIGNE’, COSI’ SI FESTEGGIANO I PAPA’

In Italia, come in altri Stati di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il 19 marzo, festa di San Giuseppe, un uomo giusto che, secondo la Bibbia, nacque dalla stirpe di Davide e fece da padre al Figlio di Dio, Gesù Cristo. Giuseppe è inoltre l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custodia della sua casa. Così egli, sposo di Maria, è pregato come protettore di tutti i padri di famiglia ed è conosciuto per la sua estrema dedizione ai più poveri, agli indifesi, agli orfanelli e alla ragazze nubili, ma anche ai falegnami. Ragion per cui in alcune zone d’Italia, in occasione della Festa del papà, si è soliti invitare a pranzo i poveri del quartiere allestendo grandi tavole dove persone di diversa estrazione sociale, mangiano “gomito a gomito”.

Un’abitudine particolare si è consolidata in Francia, dove i piccoli regalano una rosa rossa ai loro papà e una rosa bianca a quelli che purtroppo non ci sono più, ma sono ancora vivi nel cuore dei figli. In Inghilterra, invece, la ricorrenza è celebrata con fiori, dolci e cioccolatini. Nell’America del Sud si accendono diversi falò nelle città e si sfidano i papà a superarli con un salto. Più fortunati sono i padri di famiglia tedeschi: in alcune zone della Germania vengono trasportati su uno o più carri trainati da buoi per le vie delle città.

Ma quella del papà è una festa che si celebra in tutto il mondo, in date diverse a seconda delle usanze territoriali. Nasce nei primi decenni del XX secolo insieme alla festa della mamma per festeggiare la paternità in generale. Le tracce più antiche della celebrazione risalgono al 1908 a Fairmont, West Virginia, nella chiesa metodista locale ma la prima a sollecitarne l’ufficializzazione fu la signora Sonora Smart Dodd che, ispirata da un sermone ascoltato durante la messa ma ignara della tradizione di Fairmont, organizzò una festa il 19 giugno 1910 a Spokane, Washington, per celebrare il padre che aveva combattuto nella guerra di secessione americana.

In Danimarca e in Russia questa ricorrenza assume invece anche un significato civile e si ricordano i padri della nazione. Nel primo caso, infatti, si celebra anche la Costituzione; nel secondo vengono onorati i difensori della patria. In Thailandia si celebra il 5 dicembre e coincide con il compleanno del sovrano Rama IX, venerato come padre della nazione.

Dal 1977 in Italia la festa non ha più un valore civile, ma solo religioso, questo ha ridotto molto i festeggiamenti pubblici che ruotavano intorno a questa giornata, ma senza eliminarli. Oltre alle celebrazioni liturgiche anche i dolci tipici della festa sembrano essere sopravvissuti. Ci sono varianti regionali, per lo più a base di creme o marmellate, con impasto simile a quelle dei bignè o dei krapfen. Esemplare è il dolce napoletano, che prende il nome di zeppola di San Giuseppe. Secondo la tradizione, infatti, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù San Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera. Nell’Italia del nord, invece, dolce tipico della festività è la raviola, un piccolo involucro di pasta frolla o pasta di ciambella richiuso sopra una cucchiaiata di marmellata, crema o altro ripieno, poi cotta al forno o fritta. Infine, in alcune regioni del centro Italia (soprattutto Toscana, Umbria e Lazio) è diffuso un dolce, sempre fritto, a base di riso cotto nel latte a cui si aggiungono a piacere uva passa o canditi. Dolci a base di riso, noti come zeppole di riso o crispelle di riso, sono comuni anche in Sicilia.

don Marco Mondelci

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