Un genio inconsapevole o una persona che ha scelto l’anonimato? È questo il grande mistero dietro Vivian Maier, grande fotografa americana del ‘900, che da venerdì 10 luglio al 18 ottobre esporrà la sua opera negli spazi del Man di Nuoro. Circa 120 fotografie, una decina di filmati e una serie inedita di provini a contatto, per celebrare i 50 anni di attività dell’artista.
Maier è stata scoperta solo nel 2007 e ora è considerata una delle più grandi fotografe del secolo scorso, anche se quando era in vita il suo unico mestiere era fare la tata, immersa tra biberon e passeggini. La baby sitter più talentuosa della storia dell’immagine, fotografava tutto quello che le si presentava davanti, sia che fosse curioso, insolito, degno di nota, o anche le più comuni azioni quotidiane. Quel che è certo è che al centro del suo universo c’erano gli altri, gli sconosciuti, le persone anonime quotidiane, con cui – grazie alla fotografia – entrava in contatto per brevi momenti.
Ciò che colpisce è un occhio vigile e attento, sensibile alle variazioni dell’insieme. Ma anche la semplicità nel passare da un registro all’altro, dalla cronaca alla tragedia, alla commedia dell’assurdo, mantenendo sempre la propria impronta.
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