Creare una nuova generazione di “costruttori d’Italia”, servitori del bene comune. È questo l’obiettivo che contraddistingue il progetto Lab.Ora, presentato alla stampa lunedì 10 luglio, nell’elegante sede dell’Hotel Columbus di Roma.
Definito un progetto “innovativo e sistemico” dai suoi promotori, Lab.Ora vuole “offrire un contributo di fraternità e di approfondimento interdisciplinare per un nuovo protagonismo territoriale dei nostri migliori giovani con l’obiettivo, attraverso l’incontro con eminenti testimoni nel panorama socio-culturale del Paese, di preparare e promuovere una nuova generazione di leader costruttori d’Italia”.
All’incontro con la stampa, moderato dal direttore di “Matrix” Alessandro Banfi, hanno presenziato Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito e della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”; Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, consigliere generale presso lo Stato della Città del Vaticano; Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa; don Aldo Buonaiuto, della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris; Raffaele Bonanni, ex segretario della Cisl.
“Discontinuità con il passato” è il concetto che è risuonato spesso nel corso del dibattito. Una discontinuità che si riscontra già nell’aver ribaltato una prassi consolidata. Lab.Ora è infatti partita con azioni concrete circa un anno fa, ma soltanto ora è stata annunciata pubblicamente. Il progetto ha scaldato i motori nell’autunno scorso a Vico Equense, in Campania, con un incontro durato dal 30 novembre al 4 dicembre, e poi a Sestri Levante, in Liguria, dal 17 al 21 maggio.
In questi due incontri – ha spiegato Bonanni – sono stati “innescati processi”, offrendo ai ragazzi “motivazioni per dotarsi nei loro territori di una palestra in cui allenarsi e costruire esperienze, comunità e sussidiarietà”, nonché “elaborare e fare progetti senza sentirsi trascurati nelle loro legittime prerogative e possibilità d’impegno”.
Ma la discontinuità col passato è data anche dall’obiettivo “non di creare un movimento o un partito”. Lo ha sottolineato nel suo intervento Martinez, spiegando che Lab.Ora intende “favorire processi generativi d’impegno a trazione giovanile su tutto il territorio italiano”. I mille giovani tra i 23 e i 35 anni che aderiscono al progetto, sono persone indicate dai propri vescovi e già impegnate nella pastorale giovanile all’interno delle loro diocesi.
“Siamo sinceramente mossi dal tema della ‘conversione’ che Papa Francesco sta chiedendo ai corpi intermedi e ai modelli di leadership che rappresentiamo”, ha aggiunto il presidente del RnS. Lab.Ora – l’auspicio di Martinez – è l’officina in cui verranno forgiate “personalità forti e motivate che potranno prendere parte autorevolmente alla vita del Paese, nei ruoli e nei luoghi dove la Provvidenza vorrà collocarli”.
Il faro che guida il progetto è la Dottrina sociale della Chiesa. Di qui il motto dell’iniziativa: “Dall’umanesimo cristiano una nuova laicità di servizio”. Nel suo intervento, Mirabelli ha posto l’accento su questo aspetto: “Partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa, individuiamo gli snodi su cui riflettere, affinché la Dottrina vivifichi l’azione di ciascuno e la vita della stessa società”.
Mirabelli si è poi soffermato sulla figura dei “testimoni”, ossia le personalità che sono a capo del progetto, il cui ruolo – ha detto – “non è orientato alla mera intellettualità, ma alla condivisione di un’esperienza sulla base del retroterra culturale che viene messa a servizio dei giovani”.
Al presidente emerito della Corte Costituzionale ha fatto eco il prof. Francesco Bonini, secondo cui “l’idea della formazione testimoniale, missione che ci mette all’opera e in discussione in quanto ‘padri’, più che professori o rappresentanti di istituzioni, è un bene grande per i nostri giovani e figli”.
Di questo scambio reciproco tra generazioni ne ha parlato anche don Aldo Buonaiuto. “È già passato un anno dalla prima data di questa avventura che vuole diventare rivoluzionaria – ha affermato -. Rivoluzionaria, innanzitutto, perché non è il progetto di un’unica persona, di un ente o istituzione, ma è l’esperienza di un insieme di testimoni che amano i giovani”.
Il direttore di In Terris ha spiegato poi che Lab.Ora intende dare concretezza all’appello di Papa Francesco a “fare progetti non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà”. Si tratta – la riflessione di don Aldo Buonaiuto – di “una vera sfida di comunione che abbiamo vissuto nei due incontri già realizzati a Vico Equense e a Sestri Levante: abbiamo imparato dalla comunione tra questi giovani che sono quanto mai necessarie occasioni di incontro che buttino giù le barriere”.
Il prossimo appuntamento si tiene dal 19 al 23 luglio a Caltagirone, in Sicilia. È qui che nacque nel 1871 don Luigi Sturzo, modello dell’impegno civile e politico dei cattolici. Un luogo, quello scelto, tutt’altro che casuale.
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