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“La Fragilità degli Angeli”: Firenze si tinge di noir

Se in matematica esiste la prova del nove come test di verifica, in letteratura il momento della verità è il terzo romanzo. Un test importante tanto per lo scrittore quanto per il lettore, dal quale dipende la prosecuzione di un rapporto letterario. Ebbene Gigi Paoli – amico, non parente di chi scrive – cronista di mestiere e scrittore per passione, ha superato brillantemente l’ostacolo, confermando la sua cifra letteraria, vocata a ridare spessore al genere del romanzo giallo, troppo spesso associato al solo Camilleri.

Il giornalista fiorentino, figlio d’arte (ma di quell’arte che osservi e metti da parte per praticarla sul campo), con “La Fragilità degli Angeli“, riesce a mettere dentro lo stesso testo l’intreccio poliziesco, con i poliziotti che fanno i poliziotti, i magistrati pure e il cronista che rompe le scatole a tutti nella ricerca della verità, con il corollario di una Firenze in chiaro scuro. Come se a tratti la città di Dante passasse dal colore al bianco e nero. Un modo, quello di Paoli, di raccontare il capoluogo toscano che aderisce perfettamente alla realtà. Firenze, in fondo, è scioccamente adagiata sui fasti del passato senza trovare le energie per aggredire il futuro, mordendolo sul collo. E quando lo fa, il risultato è maldestro.

All’interno di questo quadro, a tratti raffaellesco, si dipana il romanzo giallo. Un bambino che spariscelettere che appaiono in una chiesa storica e le forze dell’ordine alla ricerca di un filo, di un capo dal quale partire per dipanare la matassa. Attorno a loro il cronista e il suo giornale che raccontano tutto. Anzi, quasi tutto perché non sempre tutto si può scrivere. Altro elemento che caratterizza il modo di raccontare di Paoli e quello di non far sconti al proprio mondo, quello del giornalismo, dove non tutto è oro. C’è anche il metallo pesante, che resta attaccato al suo elemento d’origine. Dunque dentro ad un solo romanzo giallo ci sono più piani di lettura e questo dettaglio rende vincente l’operazione di Gigi Paoli. Che al terzo libro supera brillantemente la prova del nove. Forse perché il tre è anche il numero perfetto. Se azzeccata è l’opera. Buona lettura…

Enrico Paoli

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