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“Io sto con la sposa”, un film contro i pregiudizi

“Quale poliziotto di frontiera chiederebbe mai i documenti a una sposa?”. I tre coraggiosi e geniali registi Antonio Augugliaro, Gabriele del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry raccontano la storia di un poeta palestinese e un giornalista italiano che incontrano cinque immigrati tra palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Ma per evitare di essere arrestati mettono in scena un finto matrimonio.

“Io sto con la sposa” è un film documentario, in uscita nelle sale il prossimo 9 ottobre, presentato fuori concorso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, realizzato con un finanziamento “dal basso”. In sessanta giorni sono stati raccolti 100mila euro attraverso la piattaforma Indiegogo, in un crowdfunding che ha coinvolto oltre 2500 persone, per donazioni provenienti da 38 diversi Paesi. Un lavoro che oltre a rappresentare il racconto dell’odissea a cui sono sottoposti uomini e donne in fuga da guerre e conflitti è stato un atto concreto di impegno politico, di disobbedienza reale alla barbarie delle frontiere. Dall’Italia alla Svezia, attraverso un’Europa solidale e goliardica che beffa i controlli frontalieri con una sceneggiata che ha dell’incredibile, ma che altro non è che il racconto di ciò che è accaduto sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

”Siamo stanchi di dividere gli esseri umani in legali e illegali. E siamo stanchi di contare i morti in mare. Non sono vittime della burrasca, ma di leggi europee alle quali è arrivato il momento di disobbedire per riaffermare il principio della libertà di circolazione” ha dichiarato Gabriele Del Grande, che da alcuni anni ha fondato un osservatorio, Fortress Europe, in cui raccoglie storie, testimonianze, foto, con puntualità e rigore, delle migliaia di migranti che arrivano vivi o morti sulle coste ai confini dell’Europa.
”Quando vedi arrivare gente del tuo paese e sai che stanno scappando da una guerra – ha aggiunto il poeta siriano rifugiato a Milano Khaled Soliman Al Nassiry – Senti che stai facendo una cosa giusta. Aiutare anche una sola persona ad uscire da quel mare di sangue, ti fa sentire dalla parte del giusto”.

Sara Sbaffi

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