Una ricorrenza importante per un romanzo importante. Anzi, fra i maggiori del ‘900 italiano (e non solo), per contenuto e stile di scrittura, sorprendentemente vicino a noi nel suo messaggio nonostante siano passati sessant’anni dalla sua pubblicazione. “L’isola di Arturo”, edito da Einaudi nel 1957, è una delle opere più note di Elsa Morante e, senza dubbio, uno dei testi più rappresentativi della tradizione letteraria del XX secolo, vincitore del Premio Strega nell’anno di pubblicazione e pronto per essere celebrato, per l’occasione del sessantennale, nel Teatro “Argentina” di Roma, in quello che si annuncia come un meraviglioso evento culturale. L’isola in questione è quella di Procida, il protagonista è Arturo Gerace che, orfano di madre (morta di parto), sulla piccola terra emersa del Tirreno nasce, cresce e sogna, mitizzando un padre assente che egli considera il più grande degli eroi. L’ambientazione è selvaggia e meravigliosa, l’anno di svolgimento è il 1938: il periodo compreso dalla trama attraversa la sublimazione del sogno infantile, vissuto con l’intensità propria di un bambino, passando per i sentimenti controversi dell’adolescenza, fino alla disillusione che, in modo straziante ma risoluto, spingerà il giovane Arturo a lasciare la sua terra senza voltarsi indietro.
Italo Calvino lo definì “un monumento smisurato di scrittura”: il durissimo faccia a faccia che, man mano, si palesa fra Arturo e la realtà familiare che egli mitizzava da bambino è ancora oggi di un impatto sconvolgente. L’aspro confronto con il crollo degli ideali cullati in un’infanzia sognatrice è la prova definitiva che spinge il protagonista a recidere i ponti con la sua isola, divenuta ormai una prigione. Una formazione, quella di Arturo, che passa da una crescita rapida, confusa tra i sentimenti controversi verso la nuova compagna di suo padre, Nunziata, non troppo più grande di lui e della quale cerca disperatamente di attirare l’attenzione dopo un periodo di ostilità, e le rivelazioni sulla natura di Wilhelm, il genitore-eroe tutt’altro che protagonista di avventure epiche.
Il 6 giugno, il Teatro romano aprirà le sue porte per raccontare, attraverso le stesse pagine del libro, una storia che, dopo sessant’anni, continua a porci di fronte agli stessi scenari di confronto, in una trama che, mai come oggi, coinvolge e interroga la nostra società. Da Melania Mazzucco (“Un giorno perfetto”) a Elena Stancanelli (“Benzina”), passando per altri importanti scrittori e scrittrici, saranno in molti a offrire il loro contributo nel reading del testo di Morante, a fornire le loro interpretazioni e a condividere le proprie esperienze. Sul palco del teatro si alterneranno anche attori come Laura Morante (figlia del giornalista e scrittore Marcello, nonché nipote della scrittrice romana) che, di fatto, reciteranno alcuni estratti del romanzo. L’evento “Compleanno di Arturo”, a ingresso libero e curato da Paolo Di Paolo e Giuliana Zagra, non si premurerà esclusivamente di “festeggiare” una pur importante ricorrenza, quanto di dimostrare come la scrittura di Elsa continui a coinvolgere, appassionare e, soprattutto, a chiamarci in causa per riflettere su noi stessi e su quell’isola che, in un modo o nell’altro, tutti abbiamo conosciuto.
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