Centocinquanta capolavori, scelti per rappresentare il concetto di armonia del corpo nato nell’antica Grecia, ma anche per raccontare come questo ideale abbia influenzato l’arte in ogni tempo. È per questo che il British Museum ha deciso di aprire i battenti della grande mostra intitolata “Defining beauty: the body in ancient Greek art”. Nell’esposizione non saranno quindi i Fregi del Partenone o i capitelli di colonne, ma una carrellata di pezzi unici che mettono al centro e celebrano la bellezza del corpo umano.
Per chi pensa che la scelta sia un appiattimento culturale, non considera che i greci pensavano la bellezza come una dote fisica e psichica, era anche una questione morale, all’armonia esteriore doveva corrispondere quella interiore. “In questo senso la loro idea si può riassumere con la frase Kalos Kagathos, vale a dire bello e buono”, spiega il curatore del dipartimento di arte greca e romana del British Museum, Ian Jenkins.
Tra i capolavori in mostra ci saranno sei sculture di Fidia appartenenti al Partenone, fianco a fianco con il Torso del Belvedere in prestito da Musei Vaticani, ma anche l’atleta nudo rinvenuto nel mar Adriatico nel 1999, e la scultura di Fidia Ilissos, in dialogo con la copia romana del perduto Discobolo di Mirone. Ma accanto ai gruppi scultorei, che già da soli incarnano l’apice dell’armonia greca, ci sono anche oggetti, terrecotte, opere in bronzo e vasi per raccontare il mondo e il contesto in cui queste creazioni hanno visto la luce. L’obiettivo di “definire la bellezza: il corpo nell’arte dell’antica Grecia” è quindi proprio quello di immergere lo spettatore in un mondo sospeso, etereo ma tuttavia solido della bellezza antica.
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