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Egitto, dal fango di al-Matariya emerge una statua di otto metri: “E’ Ramses II”

Affascinante, misterioso, e così gustosamente prodigo di meravigliose sorprese. L’Egitto non cessa di stupire, continuando svelare, dalle sue sabbie, le testimonianze di un passato glorioso, lontano eppure così familiarmente vicino, intriso di un’implicita bellezza. E, se Sfinge, piramidi e capolavori architettonici come i templi di Karnak o Abu Simbel, sono accarezzati dai caldi venti del deserto, lo stupore è stato decisamente maggiore quando, dal fango depositato sul terreno di una baraccopoli alla periferia del Cairo, sono sbucati nientemeno che i frammenti di un volto in pietra, che potrebbe plausibilmente appartenere a Ramses II, uno dei faraoni probabilmente più conosciuti dell’Antico Egitto (anche per il suo legame, attribuitogli da alcuni studiosi, con le vicende bibliche narrate nel Libro dell’Esodo). Il tempo di scostare un’altra massiccia dose di fanghiglia ed ecco emergere, dalla terra d’Egitto, la parte superiore di un colosso stimabile in ben otto metri di altezza, scolpito in quarzite e dimenticato per millenni fra le pericolanti case di el-Matariya, quartiere operaio nelle vicinanze dell’antica città di Heliopolis.

Il faraone più famoso

Una scoperta sensazionale, tanto più in una zona non certo convenzionale per un ritrovamento di tale prestigio, pur situata nelle vicinanze di un tempio edificato proprio dal figlio di Seti I, salito al trono alla morte di suo padre assumendo il titolo di terzo faraone della XIX Dinastia. Sovrano d’Egitto per ben 66 anni (dal 1279 al 1213 a. C., un periodo eccezionalmente lungo, tanto da valere un identificazione storiografica a parte, nota come “età ramesside”), Ramses II fu capace di condurre imponenti campagne militari in Nubia e di estendere il suo regno fin quasi alla Siria. Imprese che, senza dubbio, fanno di lui il faraone più conosciuto, oltre che tra i più potenti nella storia dell’Egitto unificato.

Il colosso del Cairo

A tirare fuori dall’oblio del tempo la mastodontica scultura, sono stati due gruppi di archeologi (uno tedesco e uno egiziano), concordi nel ritenere la scoperta come una delle più importanti degli ultimi anni: “Abbiamo trovato il busto della statua e la parte inferiore della testa, la corona e l’orecchio destro e un frammento di occhio destro”, ha spiegato Khaled al-Anani, ministro dell’Antichità egiziano. Qualora le analisi sul reperto confermassero effettivamente la presunta rappresentazione del grande faraone, i resti dovrebbero essere esposti al nascente Grand egyptian museum (pronto nel 2018), proprio in corrispondenza dell’ingresso, così come il Colosso di Rodi accoglieva i navigatori nel porto dell’isola. Nello stesso sito del ritrovamento, è stata rinvenuta anche parte di un’altra statua, di circa 80 centimetri, la quale potrebbe raffigurare il nipote di Ramses, Seti II.

Mattia Damiani

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