Dopo sei mesi di restauro, torna a splendere, dopo quasi 50 anni, la “Sala delle Fatiche di Ercole”, cuore quattrocentesco di Palazzo Venezia, a Roma. Lo straordinario soffitto ligneo decorato, il ciclo di affreschi della finta loggia, e tutti i tesori degli ambienti sono stati così restituiti a una corretta lettura degli ambienti privati, voluti dal cardinale veneziano Pietro Barbo (poi Paolo II), denotando la mano di botteghe del nord Italia, della scuola di Mantegna.
Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Silvano Toti che ha investito circa 150.000 euro nell’intervento eseguito da Rita Ciardi e Isabella Righetti di ‘Officina’, mentre la parte scientifica è rimasta in mano a Sonia Martone e Paolo Castellano del Polo Museale del Lazio. L’intervento di restauro, ha riguardato la disinfezione e disinfestazione della parte lignea del soffitto, la pulitura della parte pittorica, il consolidamento dell’intonaco e della pellicola pittorica, la revisione delle integrazioni delle lacune relative a precedenti interventi di restauro e successive eventuali reintegrazioni. È stata realizzata anche una campagna di indagini diagnostiche e di rilievo grafico delle tecniche di esecuzione delle decorazioni. Il 27 maggio, in occasione della riapertura della Sala, sono in programma visite guidate gratuite (dalle 10.00 alle 18.00, ogni mezz’ora e senza prenotazione).
La “Sala delle Fatiche di Ercole” è collocata al piano nobile dell’edificio, all’estremità dell’appartamento di Pietro Barbo; era ufficialmente destinata alla custodia dei paramenti sacri del Pontefice e perciò detta anche Sala dei Paramenti. Il nome odierno si deve al fregio a fresco che decora la parte alta delle sue pareti e che appunto illustra, intervallate da quattro fontane con amorini, in otto riquadri, alcune delle dodici mitiche fatiche, vale a dire Ercole e il leone Nemeo, Ercole e Anteo, Ercole e i buoi di Gerione, Ercole e Gerione, Ercole e il drago Ladone, Ercole e la cerva di Cerinea, Ercole e gli uccelli di Stinfalo ed infine Ercole e il centauro Nesso.
Il ciclo delle Fatiche di Ercole ha una rimarchevole importanza sotto il profilo storico e artistico, che va oltre la sua pur indiscutibile qualità. Esso fu dipinto da un artista ancora anonimo, probabilmente di origine settentrionale. In passato, più di uno studioso ha voluto collegarlo in via diretta o almeno indiretta ad Andrea Mantegna; altri invece hanno pensato a un miniatore della corte pontificia.
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