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Al via la mostra: “Tintoretto: la nascita di un genio”

Il Musée du Luxembourg di Parigi presenta “Tintoretto: la nascita di un genio”.

La mostra

La mostra, allestita nel museo parigino fino al prossimo primo luglio, racconta i primi 15 anni della vita artistica di Jacopo Robusti (Venezia, 1519-1594) figlio di un tintore di seta, da qui il soprannome Tintoretto. Il giovane, sin da bambino, era dotato di uno straordinario talento artistico tanto che diventò uno dei più grandi esponenti della scuola veneziana e l'ultimo grande pittore del Rinascimento italiano.

Tiziano

Si hanno poche notizie certe dell'infanzia di Jacopo. Racconta il biografo Ridolfi che Tintoretto, ancora fanciullo, usava i colori del laboratorio del padre per dipingere le pareti del laboratorio. Per assecondare l'inclinazione del figlio, nel 1530 il papà Battista gli trovò un posto come apprendista presso la bottega di Tiziano, attivo a Venezia. Ma si racconta che quell'apprendistato durò solo pochi giorni: sembra Tiziano, per il timore che Tintoretto diventasse un pericoloso rivale, lo fece cacciare da uno dei suoi collaboratori.

Le opere

Frutto della collaborazione tra il Wallraf-Richartz-Museum di Colonia, la Fondation Corboud e la Réunion des musées nationaux – Grand Palais, il progetto espositivo spazia dalla pittura religiosa ai dipinti profani, da progetti complessi e accurati a disegni e bozzetti, dai ritratti dei potenti a quelli degli amici, evidenziando la varietà degli interessi e delle abilità di un artista dalle anime molteplici. 

Tra l’Adorazione dei Magi del Prado, dipinta a 20 anni e in assoluto la prima opera attribuitagli con certezza, e La principessa, San Giorgio e San Luigi, in prestito dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, si dispongono La Conversione di San Paolo della National Gallery di Washington, Giove e Semele della Galleria Estense di Modena e il famosissimo Autoritratto del 1547, vanto del Philadelphia Museum of Art. 
  
Sullo sfondo, riporta Arte.it, la Venezia del Cinquecento, una città sempre più cosmopolita dove il giovane pittore porta uno stile inedito, in cui l’uso drammatico della prospettiva e della luce anticipa i fasti del Barocco. Non senza ragione, di lui Giorgio Vasari scrisse: “fu stravagante, capriccioso, presto e risoluto. Il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”.

Veronica Lea

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