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Una rivoluzione da fare

Basta leggere il documento di programmazione economico-finanziaria per il prossimo anno, per rendersi conto che gli investimenti non sono presenti, come accadrebbe in qualsiasi paese abbia i conti a posto. Ma noi abbiamo, un debito che in rapporto al pil è in negativo il secondo del mondo. Insomma un convitato di pietra che pregiudica ogni programmazione di nuovi investimenti per le necessità italiche, qualora si volesse farli. Un debito, bisogna ricordarlo, che cresce ogni anno in disgrazia di sperperi elettoralistici da parte dei governi, anziché  procedere ad assottigliarlo per abbassare almeno il conto degli interessi. Un cane che si morde la coda, meccanismo che se non dovesse interrompersi, porterà la Nazione nello sfacelo completo. Dunque, gli interessi che paghiamo finanziano lautamente banche e agenzie di finanza internazionale che come sanguisughe sono attaccate alla condizione che, per nostra sciatteria o malgoverno, noi stessi provochiamo. Ora vediamo come stanno le cose per il primo paese che ha il debito doppio rispetto a noi: il Giappone. Nella terra del sol levante praticamente il debito è quasi tutto finanziato dai risparmiatori Giapponesi; esattamente come facevamo noi fino al periodo della cosiddetta Prima repubblica: i risparmiatori compravano Bot ben remunerati, cosicché erano le famiglie a guadagnarci accrescendo il loro potere di acquisto con ricadute benefiche anche sul Pil. Un circuito virtuoso che non solo alimentava una dinamica benefica, ma ci risparmiava anche declassamenti delle agenzie specializzate che spingono verso una spirale sempre più in basso, ed in aggiunta le rampogne con relative penalizzazioni europee. Se le cose stanno in questo modo, tutti coloro che hanno governato fino ai nostri giorni, perché non  hanno preso in considerazione queste verità ? Eppure il risparmio degli italiani, nonostante in questi anni si è in parte dilapidato, è ancora il più alto del mondo, e raggiunge un monte che è il doppio del nostro debito pubblico. In simili circostanze chiunque abbia del buon senso, abbia amore per la patria, abbia senso di responsabilità, abbia a cuore gli interessi popolari, cambierebbe rotta. Ma finora la rotta è sempre la stessa; ci sarà qualcuno che si porrà l’obiettivo di farlo? Finirà la situazione incresciosa che in politica si litiga continuamente su cose di poca importanza, e sulle cose vitali non si fiata nemmeno? Secondo me il cambiamento in Italia ci sarà quando si lavorerà per togliere i pesi economici che incombono sulle famiglie, e non al contrario concorrendo ad appesantirli. Si una rivoluzione da fare da parte di chi le mani libere.

Raffaele Bonanni

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