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Se ad alimentare la democrazia sono le fake

Un'indagine del quotidiano il Sole 24 ore, affronta il tema mai indagato dai media, del numero fasullo dei seguaci nei social di personalità politiche e di semplici cittadini. Soprattutto  i leader politici sono portati ad ostentare un numero alto di follower, per far vedere che sono seguiti e benvoluti da schiere sterminate di persone. Dall'indagine del più importante giornale economico italiano risulta che, a partire dai capi ma anche sottocapi dei partiti che attualmente godono dei favori elettorali dei cittadini, usano il trucchetto di far lievitare i propri seguaci, mediamente dal 50 al 70%, pur  se inesistenti nella realtà, attraverso account falsi creati per Twitter, Facebook, Instagram. Ad esempio,  il capo del partito che sembrerebbe dai sondaggi elettorali il più favorito, ostenta più di un milione di follower di cui però, quasi il 63% è costituito dal profili con persone che non esistono, cioè falsi. Il capo poi dell’altro schieramento, suo alleato di governo, su 500 mila seguaci ne ha solo il 38% veri.

Invece il capo del partito piu grande della opposizione, su circa 400 mila che lo seguono, solo il 31% risultano persone in carne ed ossa. Francamente a leggere i dati dettagliati ed inequivocabili pubblicati, c’è qualcosa di patologico in questo gioco sofisticato di bolle di sapone operanti nel terreno delicato e privilegiato, oramai il più prossimo al sistema di potere della informazione e della politica. Insomma attraverso queste presenze fake nei social artatamente fatte esistere limitandosi ad inventarsi i profili, può avvenire di tutto: un'informazione infondata, una calunnia, una minaccia e naturalmente nessuno ne risponde. Un mondo inesistente, che però persone che dietro le quinte lavorano da mattina a sera nel far dichiarare ogni cosa vuol farsi dire a favore o contro qualcuno, con una informazione non veritiera sapientemente messa in bocca a questi gost dei social, ed il gioco è fatto.

A ben sentire e vedere, ogni giorno si denunciano false informazioni e avversari presi di mira nell’ambiente dei social da parte di falange di profili manovrati, che io stesso ho costatato sulla mia pelle. Ad esempio: se io nella espressione delle mie libertà costituzionali più elementari, mi dichiaro a favore di un qualcosa che non va bene a chi manovra centinaia di migliaia di profili, me li scaglia contro con epiteti, false accuse, con l’obiettivo di denigrarmi. Quello che è più preoccupante, è che nessuno ne risponde, in quanto sono soggetti senza identità, che però  ottengono il risultato di denigrarmi oppure di far ‘passare’ nella opinione pubblica una particolare opinione dei fatti, manipolando informazioni. Certamente in questo modo, si rompono i delicati equilibri della libertà di informazione e del rispetto della dignità ed integrità delle persone, così com’è l’equilibrio fragilissimo della vita democratica. D’altronde il sistema dei social è già di per se un terreno non regolato a sufficienza, e difficilmente si è in grado di reprimere le azioni di persone inesistenti. Gli stessi gestori dei social, al massimo si preoccupano di oscurare chi gravemente commette abusi ai danni di altri.

Ora, se la situazione descritta è reale, mi chiedo dove si sta dirigendo la nostra comunità ed i suoi gangli vitali del funzionamento della Democrazia? Se oramai i rappresentanti del popolo sono eletti pressoché dalla metà degli elettori, in quanto l’altra metà da tempo si astiene dalle urne, i social sono utilizzati spericolatamente, e conseguentemente anche tv e i giornali, certamente verrà mancare ogni possibilità di equilibrio.  Stando così le cose, come cittadini abbiamo molte cose da discutere; la nostra democrazia è in balia dei nostri ritardi, delle nostre viltà, della nostra arretratezza. La democrazia è il bene più grande per la libera e pacifica convivenza, dunque, in questi perigliosi frangenti, va ridiscussa nei suoi reali funzionamenti, per metterci al riparo dalle degenerazioni, che sempre si alimentano quando si affievolisce la nostra vigilanza collettiva e personale.

Raffaele Bonanni

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