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La bellezza di essere conservatori

Anni fa in una assemblea sindacale, prendendo la parola, un mio collega con tono severo e provocatorio mi accusò di essere un conservatore, volendo dargli un significato non gratificante. Si sa, normalmente in Italia, e probabilmente solo in Italia, si dà a questa parola un significato non certamente positivo. Tant’è che da noi è sinonimo di stantio, di passato, di retrogrado. Quando toccò a me replicare, subito ebbi modo di dire che quella definizione mi calzava a pennello: era proprio la natura che da adolescente emerse nel mio modo di vedere ed agire. Poi continuai sostenendo che non mi sentivo offeso, e che anzi ne ero gratificato. Raccontai subito che sono stato da sempre tanto ‘conservatore’, da riuscire ancora a possedere dopo tanti anni, qualche giocattolo, molti libri di scuola, romanzi di ragazzi e periodici di temi a me cari della gioventù. Insomma gli oggetti dei miei più amati, hobby come macchine fotografiche, strumenti musicali, moto, e auto anni 60, ed ancora tanti altri oggetti minuti che hanno goduto dal primo momento del loro possesso della mia attenzione. Poi, dopo aver descritto minuziosamente le cose sino a quel momento salvaguardate, ebbi modo di sottolineare, che conservare non significa certo mettere per decenni gli oggetti in soffitta, per poi riportarli alla luce: avremmo poco da recuperare del loro originario splendore.

Spiegai con enfasi, che conservare le cose, non è un fatto statico e privo di impegno: anzi farlo con cura ed efficacia, richiede davvero tanto dinamismo: richiede costanza, intelligenza ed un grande amore per quello che l’oggetto rappresenta nella storia personale, di famiglia, delle persone che ti sono più care. Ad esempio, la moto che possiedo da quando avevo vent’anni, non saprei ancora calcolare quanto tempo e quanta cura gli ho dedicato per decenni per averla ancora bella ed efficiente; così le mie chitarre e il mio amplificatore a valvole anni 60. È tanto stato così per ogni altro oggetto che grazie a Dio ho potuto tramandare nel tempo, che le manutenzioni, le preoccupazioni e gli approfondimenti per adottare le soluzioni migliori per la conservazione, hanno richiesto una continua attenzione. Penso spesso che se ciascuno di noi avesse la stessa premura (quando c’è) per la natura che ci circonda come il mare, la montagna, il nostro quartiere, le nostre tradizioni i nostri affetti familiari, coniugali e delle amicizie avute nel tempo, per le esperienze comunitarie più importanti, la nostra vita cambierebbe radicalmente. Ecco perché essere conservatori è positivo: anzi bisognerebbe che tutti noi lo fossimo di più.

Raffaele Bonanni

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