Il secondo progetto di “vacanza solidale” della Cooperativa Sociale Volunteer In The World (dopo quello di Napoli dell’estate dello scorso anno) è stato realizzato in Kosovo, a cavallo di Ferragosto, in collaborazione con Pace Adesso Peace Now – ODV, con i contributi di Emil Banca Credito Cooperativo e della Parrocchia Santa Rita di Bologna. È stata un’esperienza molto ricca e varia, sia per la composizione e l’eterogeneità del gruppo partecipante, sia per le realtà e attività locali incontrate e con cui si è interagito.
Partendo dal gruppo, questo progetto ha visto la presenza di diverse fasce d’età, a cominciare da giovani di 14 anni, per “risalire gradualmente” e poi terminare con la fascia over 50. Ciò ha arricchito il gruppo, che, nonostante i “salti generazionali”, è riuscito ad integrarsi, combinando la freschezza e l’energia di alcuni giovani con la maggior tranquillità e pacatezza degli adulti. All’interno del gruppo, grazie anche a finanziamenti a ciò dedicati, è stato possibile inserire alcuni adolescenti, che, per situazioni socio-familiari, assai difficilmente avrebbero potuto godere di un periodo di vacanza fuori città. Così operando, la vacanza solidale ha assunto una valenza e rilevanza piene, andando a definirsi tale non solo per le realtà che si prefigurava d’incontrare e conoscere, ma altresì per aver dato ad alcuni componenti del gruppo medesimo, che altrimenti non avrebbero potuto prenderne parte, l’opportunità concreta di parteciparvi. Non da ultimo, è da sottolineare anche una eterogeneità di provenienza dei vari membri del gruppo, giunti da più regioni e di origini nazionali non solo italiane.
La referente di Pace Adesso, Emi, è la coordinatrice del centro d’ascolto, della scuola di italiano per stranieri e del dopo scuola di Santa Rita, in Via Massarenti, a Bologna. I ragazzi per i quali sono stati richiesti i contributi sono stati da lei selezionati, perché, a differenza di altri che frequentano il dopo scuola, sono migranti – in situazioni di rilevante disagio socioeconomico-familiare – che non hanno la possibilità di effettuare esperienze estive simili a quelle che fanno i loro coetanei, ragione per cui è stato per noi molto importante poterli coinvolgere nel progetto in Kosovo.
La casa di Leskoc, sostenuta dalla Caritas di Perugia, è una grande casa di accoglienza, organizzata sul modello di una fattoria, con laboratori di avviamento al lavoro per le ragazze e i ragazzi ormai avviati all’età adulta. È una struttura che accoglie una quindicina di minori in affido e si prende cura di oltre un centinaio di famiglie povere. La realtà si fonda esclusivamente sul lavoro di volontari provenienti da varie regioni italiane. Il progetto è sorto in seguito alla terribile guerra del 1999, proprio grazie all’opera di volontari italiani.
Nella quotidianità dell’esperienza che abbiamo vissuto in Kosovo, il segreto è stato quello di lasciare una porta aperta all’ascolto e all’accoglienza dell’altro. Durante il soggiorno, durato dieci giorni, abbiamo avuto la possibilità di contribuire alle attività della casa, tra cui, ad esempio, la preparazione dei pasti, la visita alle famiglie in difficoltà, lo smistamento e la distribuzione di donazioni, la partecipazione ad attività educative e di gioco con i giovani. Abbiamo cercato, per quanto possibile, di dare risposta ad alcune tra le varie situazioni problematiche incontrate; tra queste, ad esempio, abbiamo fatto fronte alla richiesta, che ci è stata rivolta da una famiglia in difficoltà economica con quattro figli, di acquistare gli zaini per l’imminente inizio dell’anno scolastico (abbiamo deciso di donare ai bambini il materiale di cancelleria per poter presentarsi a scuola con una fornitura adeguata, al pari dei compagni).
Poco o nulla viene fatto per l’area che anche le statistiche più recenti hanno classificato come la più povera del continente, nonché quella con la popolazione più giovane d’Europa. Il Kosovo, facente parte della regione balcanica, nell’ultimo ventennio si è progressivamente svuotato di abitanti, per trasformarsi, non di rado, in una zona di transito di donne, uomini e, altresì, di traffici illeciti. La classe politica locale ha più volte mostrato la sua inadeguatezza, facendo crescere corruzione e povertà. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare, insieme ai ragazzi ospitati nella Casa, alcune delle città vicine, quali Pristina, Klina, Prizren e Peje, vedendo con i nostri occhi palazzi con ancora le tracce degli spari e dei colpi d’artiglieria.
Nel complesso, in un arco temporale di dieci giorni, i partecipanti del gruppo hanno potuto immergersi in una cultura e in un ambiente nuovi, ponendosi in relazione con il suo territorio e la sua gente, godendo della sua ospitalità e dei suoi sapori, ponendo lo sguardo su alcune sue difficoltà e, al contempo, ascoltando, attraverso molteplici testimonianze, la sua voglia di riscatto. Tutto questo è avvenuto ed è stato facilitato grazie all’incontro e alla condivisione dei giorni trascorsi con persone del posto, radicate nella realtà territoriale e, pertanto, desiderose di illustrarne aspetti di bellezza, parimenti a percorsi di rinascita e di riscatto, in atto e auspicati, da intraprendere con attitudine di fiducia e speranza. Volunteer In The World e Pace Adesso, con questa “offerta di vacanza alternativa”, hanno deciso di “esportare” per la prima volta in Kosovo lo stile già seguito da qualche anno nella proposta di vacanze etiche e solidali all’estero, sperimentando in prima persona e “testimoniando” che si può vivere uno stile di turismo all’impronta della scoperta, dell’incontro, della reciproca conoscenza, della condivisione di valori e della consapevolezza concreta di un viaggiare rispettoso di luoghi e persone che li abitano e li vivono.
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