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I capolavori artistici diventano terapia per le disabilità comunicative e cognitive

L’arte a sostegno della disabilità. L’arteterapia è un “intervento di aiuto alla persona”. Uno strumento “a mediazione non verbale. Che utilizza i materiali artistici. E il processo creativo nella sua valenza terapeutica. “Dipingere, disegnare, modellare e costruire dà vita a un costante processo creativo– spiega Silvia Orlando, specialista in arteterapia clinica-. Ciò coinvolge tutti gli ambiti della persona. Incrementa la consapevolezza di sé. E promuove una generale maturazione. Attraverso l’esperienza gratificante del creare con le proprie mani. L’arteterapia può accrescere la capacità di porre e porsi domande. Di cercare risposte. Di ridefinire ordine, forma e relazioni nel proprio mondo interno. In uno spazio protetto e stimolante è possibile accettare sfide, rischi. E trovare nuove soluzioni. Motivati dal piacere e dal divertimento dell’attività artistica“.

Ausilio nella disabilità

“L’arteterapia può essere un tempo e uno spazio da dedicare a sé. Nel piacere di sperimentare il disegno. La pittura. E la modellazione- puntualizza l’esperta-. Per ricostruire il filo dei ricordi. Sostenere la propria esperienza di vita. E consolidare le abilità presenti”. Una particolare attenzione “viene posta in presenza di disabilità nell’età evolutiva“. Per i bambini il cui linguaggio è compromesso. A causa di ritardo cognitivo. Sindromi genetiche. O altre situazioni di disagio. Possono trovare nell’arteterapia un canale di comunicazione privilegiato. Per relazionarsi con gli altri. Sviluppare le capacità cognitive. E rielaborare il complesso mondo circostante. Anche nelle situazioni di ritardo motorio.

Possibilità di interazione

“L’attività artistica sostiene e accresce la motricità fine. La coordinazione. E le capacità tattili. Stimolandone lo sviluppo”, chiarisce la specialista in arteterapia. Dal Veneto arriva un esempio. Arteterapia per superare le barriere delle disabilità comunicative e cognitive. Da un’idea di Matteo Scapin. Produttore e “live performer” originario di Vicenza. Nasce così Matebox. Apparentemente una semplice scatola. In realtà un ingegnoso strumento polifunzionale. Pensato per accrescere le possibilità interattive di bambini con disabilità.

Apprendimento

Un progetto nato durante il lockdown. Con l’intento di mettere a disposizione la musica. I suoni. Le immagini. Per aiutare quanti manifestano compromissione delle capacità comunicative e di apprendimento. Tramite otto tasti diversi. Posizionati nella parte superiore della scatola. E una serie di tessere caratterizzate da un disegno. E la relativa parola nella parte inferiore. Scritta anche con la modalità Braille. Così vengono stimolate e incrementate le possibilità comunicative del singolo bambino. Uno strumento innovativo. Che permette lo svolgimento di numerose attività attraverso Pecs. Cioè mediante un sistema comunicativo per scambio di simboli e immagini. In grado di combinare al suo interno conoscenze approfondite di terapia del linguaggio. E tecniche cognitive comportamentali di apprendimento.

Matebox

E’ questa la vera innovazione di Matebox. Con un solo strumento. In cui ogni tasto ha un suono differente. Grazie a un programma (Ableton) scaricabile da Internet. Così si apre un mondo di parole. Suoni. Immagini. E si crea un’interazione dinamica. È anche possibile registrare la voce del genitore. O di un adulto di riferimento. Per creare attività personalizzabili. A seconda delle esigenze del bambino. A tal proposito è nata anche una campagna di crowdfunding per sostenere il progetto.

Manuela Petrini

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