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Sudan, aiuti umanitari nel mirino. Allarme Wfp

La Casa Bianca annuncia nuove sanzioni contro i leader del Sudan responsabili della violazione del cessate il fuoco. “Abbiamo deciso di imporre sanzioni economiche e sui visti contro chi sta perpetuando la violenza”, afferma il consigliere per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan. “Nonostante un accordo sul cessate il fuoco, le violenze sono continuate in tutto il Paese, ostacolando la fornitura di assistenza umanitaria. E colpendo coloro che ne hanno più bisogno. La portata e l’entità dello spargimento di sangue a Khartoum e nel Darfur, in particolare, è spaventosa“, sottolinea Sullivan. Anche l’agenzia Onu World Food Programme (Wfp) condanna fermamente il saccheggio di uno degli hub logistici dell’agenzia nel Sudan centro-meridionale.

Allarme Sudan

L’attacco ai magazzini del WFP a El Obeid mette a rischio l’assistenza alimentare per 4,4 milioni di persone colpite dal conflitto. Il Wfp sta lavorando senza sosta. Potenziando le sue operazioni in Sudan per raggiungere milioni di persone che vivono nell’incertezza e nella fame. A causa dello scoppio delle violenze a metà aprile. “I furti di cibo e beni umanitari compromettono queste operazioni in un momento critico per il popolo sudanese, e bisogna porvi fine”, affermano gli operatori dell’agenzia della Nazioni Unite. El Obeid ospita una delle più grandi basi logistiche del World Food Programme nel continente africano. “Rappresenta una vitale punto nevralgico per le operazioni in Sudan e in Sud Sudan- aggiungono-. L’impatto di questo attacco si ripercuoterà su milioni di persone. Rapporti iniziali indicano nel saccheggio sono stati sottratti scorte di cibo e alimenti nutritivi, veicoli, carburante e generatori. Non è la prima volta che cibo e risorse umanitarie appartenenti al Wfp e ai nostri partner vengono attaccati e saccheggiati. Il solo Wfp ha finora registrato perdite stimate in oltre 60 milioni di dollari da quando sono scoppiate le violenze nel paese il 15 aprile”.

Appello per il Sudan

Il World Food Programme ribadisce l’appello a tutte le parti in conflitto. Affinché garantiscano la sicurezza e la protezione dell’assistenza umanitaria, degli operatori umanitari e dei beni in modo che il nostro lavoro salvavita possa continuare.
Si stima che, nei prossimi mesi, tra i 2 e i 2,5 milioni di persone in Sudan sprofonderanno nella fame a causa delle violenze in corso. Ciò porterebbe l’insicurezza alimentare acuta in Sudan a livelli record, con oltre 19 milioni di persone colpite, il 40 per cento della popolazione. L’agenzia Onu World Food Programme è la più grande organizzazione umanitaria al mondo impegnata a salvare vite nelle emergenze e la cui assistenza alimentare vuole costruire un percorso di pace, stabilità e prosperità per quanti si stanno riprendendo da conflitti, disastri e dall’impatto del cambiamento climatico.

Darfur

Nuovi bombardamenti sono stati segnalati ieri nella capitale sudanese Khartoum. Teatro da sette settimane di intensi scontri tra l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhane e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohamed Hamdane Daglo. Con un bilancio di oltre 1.800 morti e più di un milione e mezzo di sfollati e rifugiati. Testimoni hanno riferito alla Bbc di avere udito colpi di artiglieria attorno all’edificio della televisione di stato nella città di Omdurman alle porte di Khartoum. Mentre l’esercito ha annunciato di aver portato rinforzi nella capitale da altre regioni del Sudan. I combattimenti hanno anche investito in queste settimane la regione occidentale del Darfur, nonostante gli sforzi per mediare un cessate il fuoco umanitario. Mentre gli Stati Uniti hanno alzato la voce sanzionando quattro società sudanesi e diversi individui, dopo il fallimento di una tregua mediata da Usa e Arabia Saudita.

Colloqui di pace

A Gedda, in Arabia Saudita, sono stati sospesi, infatti, i colloqui di pace per “ripetute gravi violazioni” del cessate il fuco in Sudan, L’Unione africana si è fatta avanti con un proprio paino di pace, una tabella di marcia per riportare alla ragionevolezza i contendenti. Un piano, tuttavia, che ha ancora poco di concreto sia dal punto di vista delle tempistiche sia dei contenuti. In una dichiarazione congiunta diffusa via Twitter, Washington e Riad hanno criticato le Forze armate sudanesi (Saf) e le Forze di supporto rapido (Rsf) per le loro violazioni del cessate il fuoco. Sostenendo che entrambe le parti hanno impedito la fornitura di aiuti umanitari ai civili. Nell’annunciare la sospensione dei colloqui di pace, gli Stati uniti e l’Arabia Saudita hanno invitato le due parti a rispettare i loro obblighi di protezione dei civili sudanesi. “I facilitatori hanno comunicato alle parti i passi che dovranno intraprendere per dimostrare un impegno significativo nei colloqui di Gedda“, si legge nella dichiarazione congiunta. Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno detto di essere pronti a riconvocare i colloqui di Gedda “una volta che le parti avranno adottato le misure necessarie“.

Giacomo Galeazzi

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