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Stroppa (AST Ancona): “Quali passi compiere per migliorare il sistema sanitario”

Giovanni Stroppa è il nuovo Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) di Ancona. Originario di Fabriano, è laureato in giurisprudenza, con master in formazione manageriale e un vasto curriculum nel campo dirigenziale sia privato sia pubblico avendo lavorato in prestigiose aziende del territorio per poi passare al settore sanitario. Vanta diverse esperienze lavorative sia nelle Marche sia in varie regioni italiane nel campo del management. È un appassionato di sport, che lo ha formato nel suo percorso di vita in gioventù. Ha assunto il nuovo incarico il 17 luglio di quest’anno.

Il diritto alla salute

L’art. 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. La Legge 833 del 23/12/78 ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), una delle più grandi conquiste sociali del nostro tempo, che ha introdotto valori e princìpi fortemente innovativi ovvero la generalità dei destinatari, la globalità delle prestazioni, l’uguaglianza di trattamento, l’equità di accesso.

Quaranta anni di SSN, l’introduzione della figura del manager in Sanità e la modifica del titolo V della Costituzione che ha affidato la tutela della salute alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni sono le premesse necessarie per sottolineare quanto possa essere incisivo il ruolo di un Direttore Generale nella gestione di un’azienda sanitaria e quanto lo stile di leadership possa profondamente influenzare e determinare l’andamento di una “macchina” cosi importante come quella che riguarda la salute dei cittadini.

La Regione Marche ha voluto affidare a Giovanni Stroppa un incarico prestigioso che lo lusinga e per il quale sta spendendo molte delle sue energie. D’altra parte, il neo direttore generale non si è mai risparmiato: è arrivato a dirigere l’AST di Ancona dopo un lungo percorso professionale che lo ha portato a conoscere tante realtà, private e pubbliche.

E proprio grazie alla sua grande esperienza e al fil rouge che ha contraddistinto tutti i suoi mandati – la creazione di un clima lavorativo positivo, lo spirito di appartenenza e la valorizzazione del capitale umano – sta costruendo una squadra che lo accompagnerà nel percorso del mandato per poter lavorare in maniera integrata e sinergica con tutte le figure professionali presenti.

È convinto infatti che il nostro sistema sanitario sia migliore di tanti altri o, almeno, che riesca a dare delle risposte universalistiche che raramente si trovano in altri Paesi. Inoltre, il forte mandato sancito dal DM 77/2022 sta indirizzando nella giusta direzione l’offerta sanitaria, potenziando sempre più le cure sul territorio in modo da intercettare le richieste di salute, prima che si trasformino in acuzie (prevenzione) o prima che la domanda di salute arrivi ai Pronti Soccorso in maniera inappropriata.

Ciononostante, Giovanni Stroppa è convinto che dobbiamo fare un ulteriore salto di qualità: ci sono dei messaggi, dei segnali che arrivano ai quali è necessario sicuramente prestare attenzione. Pensa infatti che il sistema sia ancora troppo parcellizzato tra Università, medicina di base, specialisti ambulatoriali, medici di distretto e professionisti ospedalieri e che sarebbe opportuno cominciare a creare maggiori sinergie. E’ convinto che le facoltà di Medicina debbano abbandonare il concetto di ingresso a numero chiuso per poi realizzare una forte selezione nel primo anno di corso, pertanto la selezione non deve essere frutto di un semplice test, ma di una predisposizione a vivere la professione come una missione e non solo un lavoro. Molti medici hanno questa impostazione etica del loro operato ma, purtroppo, altri hanno perso di vista il loro obiettivo; basti pensare ai giovani medici che preferiscono lavorare nelle cooperative invece che all’interno delle nostre strutture pubbliche.

Il mea culpa è doveroso: forse non si è stati in grado di motivarli adeguatamente. Ancora. Non è possibile che tanti professionisti abbiano il loro focus sulla libera professione invece di dedicarsi anima e corpo ai loro impegni istituzionali. Chi vuole lavorare nel pubblico dovrebbe farlo in modo esclusivo, con una remunerazione adeguata (non dimentichiamo che gli stipendi dei medici e degli infermieri italiani sono tra i più bassi in confronto ai principali europei e dell’area Ocse) e stimolati a svolgere l’attività all’interno delle nostre strutture pubbliche.

Per il direttore generale, il fenomeno sempre più diffuso del ricorso alle cooperative di medici nell’area dell’emergenza/urgenza rappresenta un elemento preoccupante e sintomatico di un mancato riconoscimento delle capacità professionali ed umane di questi specialisti in prima linea e ciò deve farci molto riflettere.

Per non parlare poi dei medici di medicina generale, in larga parte “porta di ingresso” al nostro sistema sanitario. Gli stessi dovranno essere sempre di più parte integrante con un coinvolgimento attivo in ambito istituzionale attraverso, ad esempio, la loro partecipazione ai Collegi di Direzione aziendali, luogo di condivisione e collaborazione strutturato e sistemico.

Al di là di quelle che possono essere le sue visioni, per le quali si potrà incidere solo a livelli superiori, il dottor Stroppa intende spendere le proprie energie per fare in modo che la nostra sanità operi in modo più sinergico possibile sapendo che l’unico modo che abbiamo per dare valore aggiunto al nostro lavoro è mettere in rete soprattutto i nostri cervelli espandendo sempre di più l’offerta sanitaria sui territori ed anticipando sempre di più i bisogni di salute prima che si trasformino in acuzie, peraltro diventando sempre più onerosi economicamente per il nostro sistema sanitario.

Milena Castigli

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