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Sos ambiente, la sfida ecologica da cui dipende il futuro dell’umanità

Emergenza ambiente. Caldo killer in Canada. Piogge record in Germania, Olanda e Belgio. Non c’è più tempo da perdere per salvare la “casa comune“, avverte l’enciclica “green” Laudato si‘. Senza salvaguardare la creazione, le creature non hanno futuro. “Non basta raccontare la favola della sostenibilità o intervenire semplicemente con azioni di ‘greenwashing‘ sono necessarie azioni concrete, trasparenti e misurabili. Tali da riuscire ad avere un impatto sul lungo periodo“, afferma Nikolaus Widmann.

Sostenibilità

“Fino a qualche anno fa la sostenibilità era percepita come un costo. Oggi, invece, è un valore economico per le aziende. La maggior consapevolezza. E soprattutto la sensibilità delle nuove generazioni verso la sostenibilità. Hanno creato un maggior senso di urgenza. Circa il 20% delle aziende ha la reale necessità di mettere in campo azioni concrete. Orientate alla transizione energetica. Perché se non attuano politiche ‘green’. O processi di sostenibilità ambientale. Vengono, inevitabilmente, escluse dal mercato”, osserva Nikolaus Widmann. L’amministratore delegato di Inewa opera sul mercato dei servizi energetici. E interviene nei progetti di efficientamento con capitali propri. O con modelli di gestione diversificati. In particolare Epc (contratti di rendimento energetico). Noleggio operativo. Oppure progetti turn key.

Ambiente come vocazione

Le mie radici altoatesine mi hanno sempre tenuto legato al mio Paese. Lo studio e il lavoro mi hanno portato in Olanda e Germania. Dove ho avuto la possibilità di mettermi in gioco. E imparare molto. Sono felice di portare la mia esperienza in Italia per mettere in pratica il meglio del know-how continentale. Sostenere l’innovazione tecnologica italiana. E così facendo sviluppare il mercato. E attrarre capitali. Per spingere la transizione energetica del nostro Paese”, sottolinea Nikolaus Widmann, 28 anni. Altoatesino di nascita e berlinese di adozione. 

Appello della Consob

Il tema è fondamentale. Anche la Consob, infatti, avverte come sia “importante promuovere le applicazioni della tecnologia“. Per “innalzare qualità e comparabilità delle informazioni. Su caratteristiche e impatto degli investimenti sostenibili“. Incoraggiando “l’accesso al mercato dei capitali da parte degli investitori”. E delle imprese orientate alla sostenibilità. Per favorire l’efficienza dei processi dei partecipanti al mercato. Rispetto ai nuovi obblighi normativi“. In particolare la Commissione nazionale per le società e la borsa richiama una necessità. “Nella transizione verso un modello di sviluppo sostenibile è fondamentale la capacità dei mercati finanziari. Di riflettere nei prezzi i rischi associati al cambiamento climatico. Ciò per la stabilità finanziaria delle imprese. Delle banche. E del sistema.

Decarbonizzazione

Per esempio al cambiamento climatico sono riferibili il rischio fisico. E cioè la deriva dall’impatto dei cambiamenti climatici sulla solidità finanziaria di famiglie e imprese. Oltre al rischio di transizione. Che discende dall’impatto sull’equilibrio economico-finanziario dei settori ad alta intensità ambientale. Cioè le politiche di decarbonizzazione che comportano una brusca correzione dei valori di mercato delle imprese esposte. Per la Consob le due tipologie di rischio sono strettamente collegate. In assenza di misure a tutela dell’ambiente, gli operatori di mercato sarebbero in difficoltà. Perché dovrebbero fronteggiare costi legati ai cambiamenti climatici sempre più incisivi. Viceversa, interventi tesi a limitare le emissioni inquinanti possono comportare un aumento dei tassi di insolvenza delle imprese. Attive nei settori carbon-intensive.

Rischi di transizione

Tradotto significa che misure di decarbonizzazione generano rischi di transizione. Nel breve termine. Ma al contempo riducono il rischio fisico nel lungo periodo. Tali rischi inoltre dovrebbero essere valutati assieme ai vantaggi della transizione verde. Riferibili  alla crescita e alla resilienza economica di settori di attività e dei Paesi. Tanto che per esempio l’Ocse stima un incremento del Pil globale fino al 5% A seguito dell’attuazione dell’accordo di Parigi“.

Giacomo Galeazzi

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