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Pasta Day, Laurenza (Unione Italiana Food): “Insieme alla pasta viene importato uno stile di vita”

La pasta è l’alimento simbolo della dieta mediterranea e ancora di più della cucina made in Italy. Le sue origini sono lontane e si tende a datarle nel 1295, in concomitanza con il ritorno di Marco Polo dalla Cina. Generazione dopo generazione, la lavorazione del grano è stata oggetto di continue migliorie, che hanno interessato la macinazione, la preparazione dell’impasto, l’estrusione dell’impasto dalla trafila,  la trafilazione con il coltello, l’essiccazione e la disidratazione della pasta. 

L’intervista

Il 25 Ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Pasta, una ricorrenza che da venticinque anni onora la versatilità, la bontà e la tradizione di questo fondamentale alimento. Per l’occasione Interris.it ha intervistato Cristiano Laurenza, segretario generale dei pastai italiani di Unione Italiana Food che ci ha spiegato il valore inestimabile della pasta per l’Italia e per il mondo. 

Segretario, che cosa rende la pasta fondamentale per la dieta mediterranea?

“È un prodotto il cui profilo nutrizionale è composto da proteine e da carboidrati complessi, a lenta assimilazione e a basso indice glicemico, tanto che insieme ai cereali sta alla base della piramide alimentare. Se pensiamo poi, che la pasta viene condita a proprio piacimento, per esempio con dell’olio di oliva, del formaggio parmigiano, con della salsa di pomodoro, piuttosto che con delle verdure di stagione, ne deriva che in un unico alimento ci sono i nutrimenti più importanti della nostra intera alimentazione”.

Cosa rende una pasta migliore di un’altra?

“La differenza la fa il pastaio. Un’ottima semola non basta per rendere la pasta buona e il valore aggiunto lo da chi trasforma la materia prima in un prodotto finito di ottima qualità. La produzione comporta un’attenzione maniacale all’atmosfera circostante, alla pressione all’umidità e alla regolazione delle macchine che devono gestire il processo di disidratazione della pasta che passa da una umidità molto elevata al 12,50%”.

Perché la pasta è riuscita a portar l’Italia in giro per il mondo?

“Si tratta un piatto economico che si accomoda anche alle esigenze dei consumatori esteri. Inoltre, piace perché il suo gusto è tendenzialmente dolce e si adatta bene ad ogni tipo di condimento. Negli anni infatti, ci siamo abituati a vederla accostata a combinazioni di sapori e di aromi molto diversi da quelli usuali. La pasta ha dunque un carattere versatile ad ogni tipo di cultura e tradizione culinaria, anche molto lontana dalla nostra. Questo significa che ognuno la cucina a modo proprio, ma ciò che accomuna tutti è il saper apprezzare un nutrimento fondamentale per la nostra alimentazione”.

Negli ultimi anni l’export è aumentato? 

“Secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e Ipo (International Pasta Organisation) l’Italia si conferma leader globale con 3,6 milioni di tonnellate di pasta prodotta e un fatturato che sfiora i 7 miliardi di euro (+24,3% sul 2021). Inoltre, è più che triplicata la quota delle esportazioni che rappresenta ormai quasi il 62% della produzione. Sono anche aumentati i Paesi destinatari, in primis troviamo ancora la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti e il Giappone. Tra i mercati emergenti invece, c’è l’Arabia Saudita (+51%), la Polonia (+25%) e il Canada (+20%)”. 

Che caratteristiche ha questo export?

“Una delle più importanti è che non si tratta di un’esportazione fine a se stessa. La pasta infatti, fa da volano all’export anche di altri alimenti, considerati anch’essi eccellenze del piatto all’italiana. Mi riferisco per esempio al parmigiano, al pecorino, all’olio extra vergine di oliva, o alla salsa di pomodoro. Ecco che allora insieme alla pasta viene importato uno stile di vita, tutto riconducibile alla tradizione culinaria del made in Italy”. 

Elena Padovan

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