Sociale

Obiettivo transizione ecologica: “Benefici superiori ai costi”

La transizione ecologica è il passaggio chiave per arrivare ad un sistema economico che abbia nella sostenibilità ambientale, economica e sociale il suo punto di forza. Un’ economia decarbonizzata circolare e rigenerativa infatti, è in grado di affrontare le sfide della crisi climatica, di assicurare lo sviluppo con un uso circolare delle materie sempre più scarse e di permettere una crescita sana e rigenerativa senza acuire le disuguaglianze e dissipare il capitale naturale. 

L’intervista

Per tutti questi motivi la transizione ecologica risulta essere necessaria non solo per arrestare la crisi climatica ed ecologica, ma diventa anche un’occasione per il rilancio durevole e di qualità dell’economia tricolore. In occasione degli Stati Generali della Green Economy 2023, Interris.it ha intervistato Stefano Leoni, responsabile Settore Economia Circolare di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. 

Dire sì a questo cambiamento che cosa comporta?

“La transizione ecologica, pur essendo impegnativa e onerosa, è in grado di generare benefici ben superiori ai costi. Ogni euro investito crea un valore positivo in termini economici e sociali. Nel periodo 2020-2023 la sola decarbonizzazione dell’economia italiana costa 14,7 miliardi di euro all’anno, ma reca un risparmio diretto di 6,6 miliardi all’anno e muove un indotto che assicura maggiori entrate per lo stato pari a 53 miliardi ogni anno, valore molto superiore ad una finanziaria. Inoltre, un investimento nel ripristino degli ecosistemi di 261 milioni genererebbe un valore aggiunto 10 volte superiore e non da sottovalutare l’impatto sociale in quanto investire nelle rinnovabili elettriche, arrivando a 123 GW nel 2030, creerebbe 430.000 nuovi posti di lavoro”.

È un fenomeno a cui si può rinunciare?

“Siamo ormai entrati in una crisi globale, climatica ed ecologica senza precedenti che entro un decennio impatterà profondamente sulla nostra economia. Per questo motivo non possiamo rinunciare alla transizione ecologia e mai come ora serve la piena consapevolezza che senza di essa la nostra economia sarebbe gravemente colpita dalla crisi climatica ed ecologica”.

Può frenare e in che modo la crisi climatica?

“L’evidenza dei gravi impatti causati dal cambiamento climatico in Italia è ormai tale da suscitare un quasi unanime consenso sulla necessità di contenere le emissioni di gas serra. Uno dei pilastri della transizione ecologica è proprio la decarbonizzazione che significa abbattere le emissioni di CO2 e contenere il surriscaldamento del pianeta a fine secolo entro +1,5°C.  In Italia dal 2015 al 2022 le emissioni nette di gas serra sono state ridotte solo del 4% e dal 2019 al 2022 sono aumentate del 2%. La riduzione delle emissioni in atto nella prima parte del 2023, per ragioni climatiche e di rallentamento dell’economia, non basta ad allinearci con l’accelerazione richiesta dai target europei. Nel 2022 l’energia rinnovabile è diminuita dal 21% del 2021 al 19% del fabbisogno e questo denota che il trend è molto lontano dal target del 40% al 2030. Nel 2022 le rinnovabili elettriche sono calate dal 41% del 2021 al 35,6% della richiesta. Nei trasporti, settore cruciale per la decarbonizzazione in Italia, nel 2022 sono aumentati, di circa il 5%, i consumi energetici e le emissioni di gas serra”.

Questo cambiamento in quanto tempo potrebbe avvenire?

“L’orizzonte temporale è quello di questo decennio e saranno decisive le azioni che si faranno entro il 2030. La legge europea sul clima indica il target intermedio del 2030 per ridurre le emissioni di gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 e per arrivare poi alla neutralità climatica entro il 2050”.

Elena Padovan

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