Sociale

Il messaggio di speranza della piazza che sceglie la vita

“Vita”, scandiscono tante volte, con spirito di partecipazione, le migliaia di persone che sono giunte a Roma da tutta Italia per prendere parte alla prima manifestazione nazionale “Scegliamo la vita” che si è tenuta ieri, un’iniziativa che ha riunito un centinaio di associazioni, laiche e religiose, oltre a tante famiglie e cittadini, per promuovere la cultura della cura e il sostegno ai più fragili della società, come persone con disabilità, madri con gravidanze difficili, bambini non ancora nati. Un messaggio di speranza per dire all’altro “per me sei importante” e invitare a custodire la vita umana, nella sua unicità, dal concepimento alla morte naturale. All’opposto di quella cultura dello scarto, segnata dall’indifferenza, più volte denunciata da papa Francesco. In un assolato  sabato di maggio, un lungo corteo composto da giovani coppie, famiglie, ragazze e ragazzi, nonni, ha sfilato per il centro della Capitale in clima di festa, per ritrovarsi come “piazza” a San Giovanni in Laterano, unita ad ascoltare le testimonianze di giovani donne e madri che hanno portato momenti di forte vissuto. “Una piazza meravigliosa”, dichiara a Interris.it il senatore Simone Pillon, che aggiunge che “la vita, dal concepimento alla morte naturale, va difesa sempre”. “Bisogna avere il coraggio di superare delle leggi ideologiche”, continua il parlamentare, che in merito al fine vita (c’è in discussione il disegno di legge Bazoli-Provenza sulla morte volontaria medicalmente assistita) dichiara “vanno sempre garantite, a tutti, le cure. Come siamo contrari all’accanimento terapeutico, siamo anche contro l’abbandono terapeutico”.

Raggiunto anche lui da Interris prima che la manifestazione si avvii per le strade di Roma, Massimo Gandolfini uno dei portavoce della manifestazione nazionale, insieme a Maria Rachele Ruiu, e presidente dell’associazione Family day, dichiara in merito all’iniziativa: “Vogliamo lanciare messaggio di speranza. L’Italia deve scegliere decisamente la vita, il che significa contrastare anche tutte quelle derive della cultura dello scarto. Investire nella vita significa investire nel bene comune, nel bene delle persone, nel bene della famiglia e nel bene del Paese”. Interpellato sul Family Act, la riforma per il sostegno e la valorizzazione della famiglia entrata in vigore recentemente, afferma che si tratti di un “primo passo positivo, oserei dire un passettino. Manca comunque uno strumento economico a vantaggio della vita”. “La vita e la famiglia”, continua Gandolfini, “hanno però bisogno anche di aiuti culturali”, e a riguardo ricorda che “abbiamo proposto al Parlamento un disegno di legge sull’istituzione di una giornata per la vita nascente”. In merito inoltre alla possibile decisione della Corte suprema statunitense, che prossimamente potrebbe annullare la sentenza Roe v. Wade, che consente l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a livello federale, “il fatto che a distanza di tanti anni si cominci a ripensare una cosa di questo genere non può che essere un incoraggiamento per noi”, asserisce il portavoce di “Scegliamo la vita”.

Il corteo

Per Roma sfilano in 40mila – questa è infatti la cifra ufficiale comunicata dagli organizzatori dell’evento – da piazza della Repubblica fino a piazza San Giovanni, passando davanti alla basilica papale di Santa Maria Maggiore sul colle dell’Esquilino. Il tutto in un’atmosfera fatta di bolle di sapone, bandiere, striscioni, palloncini, cartelli, cori e canti. Qualcuno, anche in tonaca, come i sacerdoti e le suore della congregazione religiosa dell’Istituto del Verbo incarnato, improvvisa dei piccoli balli di gruppo. Un’atmosfera che Paulo Gandolfini, figlio adottivo di Massimo, descrive così: “In questa piazza c’è un clima di felicità, di gioia e di rinascita nel nome dei valori della vita”.

Tra i presenti ci sono Leonardo e Sabrina, insieme ai tre figli piccoli – un altro, il più grande, è rimasto a casa. “I bambini richiedono molto impegno, ma sono delle grandi soddisfazioni”, dicono a Interris. Vengono da Modena, lui lavora in una ditta di impianti e lei è un’operatrice socio-sanitaria: “Avendo dei figli, uno dei temi che ci tocca di più  è la sensibilizzazione sull’aborto”. Tra chi è sceso in piazza c’è anche una giovane ventenne, Caterina, scesa nella Capitale da Ancona. “Anche lo Stato dice che il diritto alla vita è un diritto fondamentale e a maggior ragione siamo qui manifestare per un diritto che è primario”. “Molti dei miei coetanei la pensano diversamente, ed è triste”, aggiunge. Mentre ha 25 anni ed è nato in Argentina Fernando, giovane uomo appartenente alla chiesa protestante Sabaoth Church, che esprime la sua gratitudine per “i miei genitori che, nonostante in Argentina vivessero in condizioni di povertà, mi hanno dato la possibilità di vivere”.  Chi prova il desiderio di diventare una famiglia è una giovane coppia umbra composta da Giulia, 21 anni, studentessa universitaria di Scienze della formazione, e David, 25 anni, laureato in ingegneria gestionale e con un lavoro in un’azienda. “Ogni vita ha la sua importanza, mentre oggi si concepisce la vicenda dell’aborto come fosse normale”, dichiarano, “noi non condanniamo nessuno, però non lo riteniamo tale”.

Le testimonianze dal palco

In piazza San Giovanni in Laterano, con sulla sfondo l’omonima basilica papale nota anche come cattedrale di Roma, i 40mila presenti  si radunano davanti al palco su cui, introdotte dall’altra portavoce della manifestazione Maria Rachele Ruiu, tre donne e madri sono state testimoni di storie di maternità accolta, nonostante le difficili e persino dolorose situazioni che hanno attraversato, anche quando avevano la consapevolezza che quella vita sarebbe rimasta tra le loro braccia per poco tempo. C’è Giuliana, da Trento, accompagnata dal marito e dai cinque figli, che racconta come, alla sesta gravidanza, al concepito era stata diagnosticata la trisomia 21, nota come sindrome di Down, ed era stato definito “incompatibile con la vita”. Dopo un primo momento in cui aveva preso in considerazione l’ipotesi dell’interruzione volontaria di gravidanza, in seguito a diversi incontri la donna aveva poi deciso di portarla a termine. Il piccolo Karol nascerà purtroppo senza vita, “ma” – aggiunge Giuliana – “i suoi cinque fratellini sanno che c’è un angioletto che li proteggerà sempre”.

Dopo di lei ha parlare è Maya, che ha vissuto le sue prime due gravidanze quando ancora andava al liceo, a 17 e a 19 anni, in quella che racconta essere stata una grande solitudine, se non fosse stato per i volontari dei Centri di aiuto alla vita che erano al suo fianco in quei delicati frangenti della sua storia personale. “Difendere la vita dei miei figli è stata la mia rinascita”, racconta con la voce rotta dall’emozione la giovane donna, che nel 2018 si è sposata e in seguito è diventata, nuovamente, mamma per due volte. La terza testimonianza, quella di Giuditta, madre di sei figli, è tristemente simile a quella di Giuliana. Nel 2013 era in attesa del suo terzo figlio, Gregorio, quando al piccolo che portava in grembo viene diagnostica l’agenesia bilaterale renale, una grave malformazione per cui viene dichiarato “incompatibile con la vita extrauterina”. “Abbiamo comunque voluto accogliere e curare questa gravidanza” – racconta la donna, che non nasconde il dolore per la perdita del suo piccolo, ma parla anche di quella “pace che deriva dall’aver fatto tutto il possibile per quel bambino che ti è stato affidato”.

Gandolfini: “Necessario impegnarsi per un mutamento di valori”

“Oggi abbiamo testimoniato che nessuno deve essere lasciato indietro, per nessun motivo”, dichiara dal palco la portavoce Ruiu. “La vera libertà è custodire tutti senza scartare nessuno”, conclude, prima di lasciare spazio all’ultimo intervento, quello dell’altro portavoce della manifestazione, Gandolfini, a cui fa poi seguito l’energica esibizione dei The  Sun. “L’impegno di tutti si fa impellente e carico di responsabilità”, afferma Gandolfini, che nel suo discorso cita anche un passaggio del romanzo di J. R .R. L. Tolkien Il Signore degli Anelli. “La vita e la famiglia sono di tutti, non sono né di destra né di sinistra” –  continua – “ed è quindi necessario impegnarsi per un mutamento di valori e per promuovere la bellezza dell’unione familiare, la genitorialità e la custodia dei più deboli”. In chiusura, dà “appuntamento” ai presenti alla prossima edizione. “Continueremo a dirlo in tutte le sedi e il prossimo anno, con la Manifestazione del 20 maggio 2023, saremo ancora più numerosi”.

 

 

Lorenzo Cipolla

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