L’escalation di violenza nel nord est dell’India conferma la tragica attualità del monito di Paolo VI alla Nazioni Unite. Lahkmen Rymbui, ministro agli Interni dello stato del Meghalaya, si è dimesso. Per i disordini scoppiati dopo la morte del leader separatista Cherishterfield Thangkhiew. Ucciso durante un raid della polizia. L’uccisione di Thangkhiewi ha scatenato violenze e disordini nella capitale Shillong. E ha indotto le autorità a proclamare un coprifuoco di due giorni. E a sospendere Internet. Thangkhiewi aveva fondato il suo gruppo per difendere gli interessi dei Khasi. Dopo un lungo periodo di clandestinità in Bangladesh, nel 2018 aveva trattato la resa col governo. I massa media locali considerano quanto accaduto una vendetta tardiva delle autorità.
La morte di Cherishterfield Thangkhiew ha fatto emergere tensioni mai risolte in questo angolo insanguinato del gigante asiatico. Il 54enne era uno dei fondatori del Hynniewtrep National Liberation Council. Un movimento separatista che chiede autonomia per la popolazione tribale dei Khasi. Secondo la versione della polizia, è stato ucciso per legittima difesa. Dopo che il leader aveva mostrato un coltello. Durante una perquisizione nella sua casa. Ma i familiari descrivono l’accaduto come un’esecuzione a freddo. E sostengono che gli agenti hanno inscenato un “encounter”. Termine utilizzato in India per definire le esecuzioni illegali da parte della polizia . I manifestanti hanno assaltato con molotov l’abitazione del governatore Conard Sangma. Hanno scagliato pietre contro le sedi di numerose istituzioni. Hanno bruciato veicoli. Mentre attraversavano la città sventolando bandiere nere.
Lo stato del Meghalaya è stato creato con la separazione dall’Assam nel 1972. Si trova nella turbolenta regione a nord-est dell’India. Ed è la patria di tre grandi comunità tribali. I Garo. I Khasi. E i Jaintia. Qui è continuo l’afflusso continuo di immigrati dai paesi confinanti. Cioè da Bangladesh. Myanmar. E Tibet. Ciò ha suscitato nella popolazione il timore di diventare “minoranza nella loro terra”. E ha dato vita a varie formazioni militanti armate. Questi gruppi radicali rivendicano stati separati per le comunità etniche.
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