“Le donne fanno la pace” è un’associazione composta da madri, mogli e figlie di diverse etnie e religioni unite per chiedere la pace in Terrasanta. Diverse migliaia di loro si sono radunate nei giorni scorsi davanti alla residenza del primo ministro israeliano a Gerusalemme, Benyamin Netanyahu, chiedendo la ripresa dei negoziati di pace in Israele e Palestina, attualmente in fase di stallo. Il gruppo di donne, che ha manifestato per diversi giorni, si è gradualmente ampliato. Tra le sostenitrici, la Nobel per la pace, la liberiana Leymah Gbowee, venuta a portare il suo il suo messaggio al governo israeliano, chiedendo di “riaprire il tavolo dei negoziati”.
In merito, padre Raed Abusahlia, direttore della Caritas Gerusalemme, ha dichiarato che “gli israeliani continuano a costruire insediamenti nei territori occupati, Gerusalemme è chiusa a tutti i palestinesi, sia musulmani che cristiani. Il processo di pace è fermo”. “I palestinesi sono pronti a un negoziato vero – ha proseguito – a condizione che si fermi la costruzione dei nuovi insediamenti, perché la base del processo di pace è “land for peace”, la terra in cambio della pace: gli israeliani dovrebbero lasciare i territori palestinesi che hanno occupato nella Guerra dei Sei giorni nel 1967.” “Se il processo di pace prevede questo – chiede il sacerdote cattolico – perché continuano a costruire insediamenti nei territori palestinesi occupati? Questo vuol dire che non vogliono la pace“.
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