La lunga strada verso casa non è una metafora poetica per molti profughi siriani. Secondo le stime fornite dalle Nazioni Unite, dall'inizio della guerra civile in Siria (2011), oltre tre milioni e mezzo di rifugiati vivono in Turchia. Cifre mobili, perché il viaggio che molti di loro intraprendono per raggiungere l'Europa è spesso molto pericoloso: si calcola che, solo nel 2015, circa 800.000 migranti siriani e afghani hanno lasciato la Turchia e preso il largo per la Grecia. È il motivo per cui, il 18 marzo 2016, l'Unione europea e la Turchia hanno raggiunto un accordo per dissuadere i migranti dal percorrere rotte irregolari per raggiungere le coste europee e colpire, così, il modello di business dei trafficanti di esseri umani.
Nonostante l'accordo, i siriani dalla Turchia ancora partono. Come mostra un'inchiesta del quotidiano britannico The Guardian, la tendenza a lasciare le coste turche ed avventurarsi nelle acque dell'Egeo, alimentando il mercato dei traffici illeciti, è ancora radicato nei profughi. Molti di loro non vogliono tornare in Siria, dove sarebbero costretti a prestare servizio di leva tra le frange dell'esercito governativo fedele al presidente siriano, Bashar al-Assad. Molti migranti restano insofferenti alla permanenza in Turchia: taluni desiderano ricongiungersi con familiari e parenti che vivono in Europa (soprattutto in Germania).
Il Mar Egeo dalle coste turche – Foto © Ekaterina Anchevskaya per Reuters
Per i profughi siriani, la Turchia rappresenta un limbo. Non mancano casi in cui le relazioni umane s'infittiscono e alcuni giovani convolano a nozze – come nel caso di Hanin e Ahmed, come documenta The Guardian. Si tratta, tuttavia, di una situazione che in molti avvertono come precaria. Gli stessi fratelli di Hanin hanno preferito prepararsi per la partenza: “Il dolore er mio figlio è tutto nel cuore” ha dichiarato al quotidiano britannico Turki, la loro madre, parlando del figlio che vive nel Vecchio Continente, con cui è spesso in contatto via Skype. L'insofferenza dei profughi siriani si riflette nel mercato gestitao dai trafficanti. Come riporta The Guardian, attraversare l'Egeo può arrivare a costare fino a tremila dollari, per cui molti di loro sono costretti a lavorare per guadagnare il prima possibile una somma che consenta di accaparrarsi un posto. Una sfida, a detta di molti migranti: spesso, le partenze possono essere rimandate di mesi a causa del maltermpo.
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