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Il Governo contro il “diritto” all'aborto per le immigrate

Negli Stati Uniti prosegue la polemica sul “diritto” all'aborto delle minorenni immigrate sotto custodia in strutture federali. Nell'ottobre scorso in Texas era stato vietato da un ufficio del Dipartimento della Salute a una di loro, una 17enne latinoamericana che aveva varcato il confine con il Messico, di poter interrompere volontariamente la gravidanza. Del resto in Texas è proibito alle minorenni di poter abortire senza il consenso dei genitori.

La battaglia legale

Era allora intervenuto un giudice federale, su sollecito dell'agenzia progressista American Civil Liberties Union (Aclu): egli aveva obbligato il Governo a consentire l'aborto. La disputa giuridica non era però finita. Il Dipartimento della Salute aveva impedito all'adolescente di spostarsi dalla struttura in cui si trovava per andare in clinica ad abortire, ma il 24 ottobre la Corte d’Appello di Washington, a cui si era rivolta l'Aclu, aveva dato il placet al trasferimento della giovane madre e alla soppressione del piccolo che portava in grembo.

Dipartimento “pro-life”

In quel caso l'aveva spuntata l'Aclu, ma la questione resta aperta. Secondo Euronews, il nuovo direttore del Dipartimento che si occupa dei minori immigrati sotto la presidenza Trump, Scott Lloyd, avrebbe consigliato di indirizzare le donne incinte ad un tipo di assistenza psicologica di stampo cristiano, contraria all’aborto. Prima del suo arrivo – prosegue il portale – l’ufficio di competenza per i rifugiati aiutava economicamente le interruzioni volontarie di gravidanza in seguito a incesto o stupro. Stando a quanto riferisce l'Huffington Post, Scott avrebbe personalmente parlato con alcune ragazze per convincerle a portare a termine la gravidanza.

I nuovi casi

In prima linea l'Aclu, secondo cui sarebbero un migliaio circa le ragazze non accompagnate e incinte nella stessa situazione nei centri di custodia federali. L'organizzazione ora ha dato eco mediatica alla vicenda di altre due adolescenti immigrate: una incinta di 10 settimane, l'altra di 22. L'avvocato dell'Aclu, Brigitte Amiri, ha accusato l'amministrazione federale di portare avanti una “crociata crudele e distopica per bloccare l'accesso all'aborto ad alcune delle persone più emarginate del nostro Paese”. Ha quindi sottolineato che l'Aclu è “pronta a continuare a lottare per tutto il tempo necessario” per la causa abortista.

Federico Cenci

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