Fanno pensare i dati pubblicarti dall’Eurispes (ente privato operante nel campo della ricerca politica, economica e sociale) nel “Rapporto Italia 2017″, presentato oggi.
Intervistati sulle prospettive economiche del 2017, la maggioranza dei cittadini (il 38,1%) ha espresso un giudizio di “stabilità economica”; diversamente, coloro che ipotizzano un “peggioramento” sono il 36,4%; solo il 13,8% è convinto che l’economia migliorerà.
In merito alla condizione economica delle famiglia rispetto allo scorso anno, il 14,1% degli intervistati la definisce “molto peggiorata” e ben il 27,3% indica un “lieve peggioramento”. Per il 42,3%, invece, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata. Ad indicare un parziale (10%) o netto (1,7%) miglioramento è circa una persona su dieci.
Indipendentemente dalla percezione soggettiva, permangono ancora sacche di disagio economico evidenti. Il 48,3% delle famiglie italiane, infatti, non riesce ad arrivare alla fine del mese; un altro 44,9%, per arrivarci, è costretto a utilizzare i propri risparmi.
Focalizzando sulle principali spese familiari, le rate del mutuo per la casa sono anche quest’anno l’uscita principale nel 28,5% dei casi, mentre il pagamento del canone è la prima uscita per il 42,1% di quanti vivono in affitto. Oltre alle spese domestiche, esistono altre uscite importanti: il 25,6% delle famiglie ha infatti difficoltà a far fronte alle spese mediche.
Se, nel Bel Paese, si sente povero circa un italiano su quattro, mentre una persona su quattro afferma di sentirsi “abbastanza” (21,2%) e “molto” (3%) povero, solo il 25% delle famiglie italiane riesce a risparmiare.
Lo studio Eurispes presenta anche l’identikit di chi denuncia la propria povertà: si tratta di un single (27,1%) (o un monogenitore) che vive al Sud (33,6%) ed è cassaintegrato (60%) o in cerca di nuova occupazione (58,8%).
Le cause oggettive che portano sotto la soglia di povertà sono: la perdita del lavoro (76,7%), la separazione o un divorzio (50,6%), una malattia propria o di un familiare (39,4%), la dipendenza dal gioco d’azzardo (38,7%) o la perdita di un componente della famiglia (38%).
Diminuito anche il potere di acquisto: il 48,5% ha visto erodere la propria capacità di spesa (nel 2016, il 53,1%). Le famiglie hanno scelto di risparmiare su: pasti fuori casa (70,9%), estetista, parrucchiere, articoli di profumeria (66,2%), viaggi e vacanze (68,6%). Fa riflettere il dato su chi è stato costretto a tagliare le spese mediche (38,1%, +3,9%) insieme al maggiore utilizzo dei mezzi pubblici per risparmiare sul carburante (47,4%, +8%). I tagli hanno colpito anche le spese dedicate agli animali domestici (32,3%, +6,4%), alla baby sitter (62,5%, +14,3%), alla donna delle pulizie/domestici (43,7%, +6,5%). Nel 36,2% dei casi, si riduce anche sulla spesa per badanti. Per il 51,5% degli italiani, invece, la riduzione del proprio potere di acquisto è stata nulla o poco rilevante (erano il 46,8% lo scorso anno).
Relativamente al rapporto degli italiani con le banche, risulta che il 28,7% delle famiglie ha avuto la necessità di chiedere un prestito bancario nel corso degli ultimi tre anni, ma nel 7,8% dei casi non lo ha ottenuto. Il motivo più frequente di richiesta del prestito è il mutuo per l’acquisto della casa (46,8%); a seguire, la necessità di pagare debiti precedentemente accumulati (27,6%), il bisogno di saldare prestiti contratti con altre banche/finanziarie (17,9%), il dover affrontare spese per cerimonie (17,9%) e per cure mediche (10,9%). Infine il 2,2% ha chiesto un prestito per poter pagare le vacanze.
In uno scenario complesso e ancora segnato dalla crisi economica rilevante, gli italiani hanno messo in atto diverse strategie anti-crisi: al primo posto – per quanti ne hanno la possibilità – c’è quello di farsi aiutare economicamente dai propri genitori (32,6%); il 23% fa seguire i figli piccoli dai nonni, così da non dover pagare nidi privati o baby sitter; infine, il 13,8% degli intervistati si è viso costretto – volente o nolente – a tornare a vivere coi genitori.
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