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Cibo non italiano: allarme pesticidi

Pesticidi nel cibo che mangiamo: Legambiente ha presentato stamattina a Roma il dossier “Stop pesticidi” che traccia una quadro della situazione. Ciò che emerge è che solo l'1,3% dei campioni alimentari analizzati è fuorilegge, ma il 34% dei campioni regolari presenta comunque uno o più residui di fungicidi e insetticidi. E le percentuali si gonfiano se si prendono in considerazione soltanto gli alimenti di provenienza estera.

Le percentuali

“I campioni alimentari di provenienza estera – si legge nel rapporto – presentano casi di irregolarità più elevata rispetto alla media generale, a causa del superamento del limite massimo di residuo o per l'uso di formulati chimici contenenti principi attivi non più ammessi dalla legge”. Secondo lo studio di Legambiente “il 3,8% della frutta e il 3,4% delle verdure risultano irregolari rispetto a una media generale per la frutta dell'1,7% e dell'1,8% della verdura”. L'associazione ambientalista sottolinea che “i campioni esteri sono quelli che presentano le maggiori irregolarità e sono pari a un 3,9% del totale rispetto allo 0,5% degli irregolari italiani”. La più colpita da pesticidi è la frutta – sia italiana che straniera -, in particolare Legambiente afferma che tra “i pomodori e i peperoni” importati almeno un residuo è contenuto nel “51% e nel 70%” dei casi. Mentre le irregolarità sono del 7% per i pomodori e il 4% per i peperoni analizzati.

Da dove viene il cibo con i pesticidi

In particolare, 14 campioni presentano dai 6 ai 25 residui contemporaneamente. Di questi 14 campioni – si legge nel dossier – “13 provengono da paesi extra-Ue (Cina, India, Vietnam, Egitto, Colombia e Turchia) e uno dalla Grecia”. La palma del Paese più insetticida è riservata alla Cina, con 5 campioni (peperoni, bacche, bacche di goji, tè). Legambiente spiega che con “l'aumentare dei controlli extra-unione, crescono i casi di irregolarità”. A tal proposito si cita l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), secondo cui i limiti di residui sono stati superati nel 5,6% dei campioni extra-unione. “In alcuni di questi Paesi – scrive l'associazione -, tra cui Vietnam, India o Cina, sono ammessi principi attivi e concentrazioni di residui che non trovano, ormai da tempo, corrispondenza nella normativa europea”. Di qui l'appello di Legambiente affinché vengano implementati e sistemizzati “i controlli su ingredienti e prodotti trasformati di provenienza estera” e, allo stesso tempo, si invita a “favorire la diffusione di progetti internazionali per accrescere la conoscenza e formazione delle buone pratiche agricole orientate alla riduzione dei fitofarmaci e alla tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente”. L'esempio positivo citato è quello del commercio equo-solidale.

redazione

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