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Caritas: da 10 anni al servizio di persone vulnerabili

Ha compiuto 10 anni il programma di riabilitazione di Caritas Germania in Tajikistan per le persone con disabilità. Caritas Germania segue nel Paese anche anziani soli e quanti sono vittime di disastri naturali in collaborazione con il ministero tagiko della Salute della Protezione sociale e ong locali.

Disabiltà stigmatizzata

Il programma di riabilitazione “Community Based Rehabilitation” forma i genitori e il personale che circondano i bambini con handicapp e mira a combattere lo stigma sulla disabilità. Nel paese asiatico, infatti, la disabilità è vista come una punizione divina, una “colpa” da scontare. I bambini vengono segregati in casa o spediti in “scuole speciali”, nascosti agli occhi del pubblico, e il padre del bambino spesso abbandona la famiglia.

“Mio marito mi ha abbandonato, e la mia famiglia mi ha voltato le spalle. Lola era una ‘disgrazia’ per la famiglia – questo mi hanno detto”, racconta Ozodhakon, una mamma con una bimba di 9 anni con la sindrome di down.

Accudire i suoceri

“Nella maggior parte dei casi, anche se il padre lascia la famiglia, [la moglie] deve rimanere nella casa del marito, e continuare ad occuparsi dei suoceri”, spiega Parvina Tadjibaeva, direttrice del ramo di Caritas Germania in Tajikistan. Lola vive con sofferenza la durezza dei parenti verso la madre e la disparità di trattamento subita rispetto agli altri nipoti. Tuttavia, nonostante le difficoltà e le resistenze di altri genitori, con il sostegno degli assistenti sociali del programma, Ozodhakon porta la piccola a scuola.

“Per integrare le persone con disabilità – racconta Tadjibaeva su Asia News – il cambiamento passa per i bambini, che “non parlano mai del ‘bambino speciale’ nel gruppo. La maggior parte delle volte si tratta dei genitori e degli anziani, preoccupati che le malattie siano infettive. Per questo cerchiamo di includere nella formazione delle madri anche le comunità, poiché spesso sono parenti o persone che si conoscono bene l’un’altra. All’inizio, la maggior parte di loro sono pieni di pensieri negativi, ma dopo il secondo, terzo incontro, cominciano a capire che fra i bambini come Lola e gli altri non vi è differenza”.

Essere normali

“Ora Lola studia in una scuola inclusiva, in una classe ‘normale’, frequentando delle lezioni addizionali per tenersi al passo con gli altri bambini – racconta la direttrice – Ama andare a scuola, e va bene: sa leggere, ha imparato molte poesie e ama ballare nelle lezioni di ricreazione in cui i bambini fanno piccoli lavoretti, ballano e stanno insieme. Quando sente la musica, adora essere ben vestita e ballare, come tutte le bambine”.

Il programma non è stato occasione di rinascita solo per la bambina: Ozodhakon ha scoperto di essere brava ad occuparsi della figlia, e ne ha fatto una professione. Adesso utilizza le sue capacità come assistente sociale, mestiere di cui si dichiara fiera: “Dovrei ringraziare mia figlia per questo”.

“In Tajikistan, la maggior parte delle donne non lavorano, stanno a casa – conclude Tadjibaeva – per lei il lavoro è molto importante. Ora i vicini non voltano lo sguardo, ma la sostengono in ogni cosa. Non la guardano solo in base alla situazione di sua figlia. È accettata come una donna normale, che ha una bambina”.

Veronica Lea

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