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Cani-bagnino: la sicurezza a quattro zampe sulle spiagge italiane

Durante una vacanza al mare viene spesso voglia di fare un bagno a largo. Non tutti però sono attenti e spesso c’è bisogno di un salvataggio per evitare l’annegamento. In alcune località balneari italiane a supportare l’intervento dell’uomo ci sono anche i cani-bagnino che grazie alla loro acquaticità diventano un punto di forza per l’esito positivo dell’intervento. 

L’intervista

La Scuola Italiana Cani Salvataggio, è la più grande organizzazione mondiale, dedita alla preparazione dei cani da salvataggio nautico e dei loro conduttori. Il brevetto SICS (Scuola Italiana Cani Salvataggio) prevede la possibilità di agire su tutte le spiagge italiane in qualità di operatori di protezione civile e in 30 anni di attività le unità cinofile SICS hanno salvato la vita a centinaia di persone.

Interris.it ha intervistato Ferruccio Pilenga, fondatore della Scuola Italiana Cani Salvataggio che ha spiegato come è nata l’idea di impiegare i cani in spiaggia e come avviene in loro intervento. 

Ferruccio, come ha deciso di creare un corso che formasse i cani al salvataggio in acqua?

“Nella mia testa tutto parte dalle gesta dei Terranova presenti sugli antichi velieri che durante gli incidenti a largo salvavano la vita dei marinai. Trentacinque anni fa ho deciso di creare una scuola di addestramento cani per il salvataggio nautico, e di far riconoscere legalmente l’efficacia delle unità cinofile. Per farlo, io ed i miei collaboratori, abbiamo fatto un’indagine per capire come i cani potevano portare una miglioria alle moderne tecniche di recupero già adottate, per esempio dalla Guardia Costiera”.

Che caratteristiche hanno i vostri cani?

“Si tratta per lo più di Terranova, di Golden Retriever e di Labrador, cani che per natura possiedono una buona acquaticità. Nonostante ciò, nulla viene lasciato al caso e ogni anno questi cani sono sottoposti a un esame per assicurarsi che siano ancora in grado di fare quanto insegnato durante il percorso formativo iniziale. Un cane in salute può prestare servizio anche fino ai 12 anni di età, ma è sempre compito del conduttore capire quando è il momento di rallentare con gli interventi o di interrompere totalmente l’attività”. 

Che imbracatura viene utilizzata?

“Per i nostri cani ci serviamo di due tipi di imbraco a seconda delle attività che stiamo svolgendo. Il primo è leggero ed è di rappresentanza e viene utilizzato anche durante gli addestramenti a terra. Questo serve a far entrare il cane in modalità lavoro, tanto che quando lo indossa il cane sa che sta per fare qualcosa insieme al suo conduttore. L’altro si chiama Delphinus ed è un prodotto coniato da noi e viene usato esclusivamente per il salvataggio. È un’imbracatura composta da un materiale che ne garantisce la galleggiabilità e se il conduttore si appende al cane questo non si stanca e lo trasporta verso la persona da soccorrere”.

Quali sono i vantaggi nell’impiego del cane in un’azione di salvataggio in acqua?

“Innanzitutto il cane diventa un motore intelligente in grado di far risparmiare risorse fisiche preziose al conduttore che effettua il salvataggio. Poi, con l’ausilio del cane, il conduttore ha la possibilità di portare in salvo anche più di una persona alla volta, azione impensabile per un solo soccorritore umano. Infine i cani, tramite la sensibilità dei polpastrelli, riescono a riconoscere la direzione delle correnti ed essendo animali intelligenti, scelgono sempre la via meno faticosa”.

In quali spiagge vi trovate in Italia?

“Come scuola siamo presenti in tutto il territorio nazionale e i cani-bagnino sono circa 400 unità e nella stagione balneare in corso i soccorsi sono stati circa venti. Normalmente in una postazione ci sono almeno due unità cinofile con due operatori. Nelle spiagge noi siamo presenti anche per prevenire eventuali situazioni di salvataggio, come quelle che riguardano i bambini, che sono i soggetti più a rischio di annegamento perché capita spesso che i genitori si distraggono e non si accorgono che i figli si allontanano in mezzo al mare”. 

Elena Padovan

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