Dall’Oriente giungono dati negativi circa lo sfruttamento dei minori. Nella provincia afghana dell’Herat, i narcotrafficanti reclutano sempre più bambini per coltivare e contrabbandare oppio. E’ quanto attesta l’“Afghanistan Opium Survey”, uno studio condotto dal Ministero afghano per la lotta contro il narcotraffico e l’Ufficio Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc). Questi ritiene che la produzione di papaveri da oppio è aumentata del 43% rispetto all’anno scorso (da 3300 tonnellate a 4800). Nel 2016, anche il numero di terreni coltivati è aumentato del 10%. In Afghanistan, circa l’11% della popolazione ha problemi di dipendenza da oppiacei e il flusso di rifugiati di ritorno dal vicino Iran, Paese dall’alta percentuale di tossicodipendenti, alimenta il problema.
Sir Majid, direttore del centro di detenzione minorile dell’Herat, sostiene che più del 30% degli attuali detenuti è stato condannato per traffico di droga. Il portavoce della polizia provinciale Abdul Rauf Ahmadi, inoltre, sottolinea come nell’ultimo mese ha arrestato per traffico di stupefacenti circa 30 bambini: “Alcuni di essi – racconta – sono tossicodipendenti”. Secondo le autorità, ad oggi i tossicodipendenti nell’Herat sono circa 70 mila, di cui 5500 sarebbero minori. Uno sfregio all’innocenza.
Nel 2016 il governo ha eliminato coltivazioni di papavero da oppio per un totale di 355 ettari in sette province distinte. Lo scorso anno sono stati eliminati circa 3760 ettari di coltivazioni in 12 province. Al momento, tuttavia, la provincia meridionale dell’Hilmand, con i suoi più di 80 mila ettari, rappresenta il 40% della produzione nazionale e rimane l’area più sfruttata per la coltivazione di papavero da oppio. Sebbene in Afghanistan sia illegale, è l’attività più redditizia per i ceti poveri. I talebani sfruttano a fondo il traffico internazionale di eroina (derivato dell’oppio dalla facile preparazione), che secondo gli esperti è il maggiore mezzo di sostentamento finanziario per le loro attività militari.
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