“Interventi per garantire equità e ridurre le disuguaglianze”. La sanità dopo la pandemia

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Dagli studi accademici al nuovo modello di sanità. La Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa ha consolidato negli anni un metodo per valutare le performance sanitarie. Un modo scientificamente fondato per rilanciare il sistema. Dalla ripresa dell’erogazione dei servizi al monitoraggio della qualità. Sotto osservazione dieci regioni e due province autonome. Sabina Nuti è la Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna. E indica i tre pilastri dell’iniziativa. “Valorizzare i nostri professionisti e le migliori soluzioni organizzative emerse durante la pandemia. Tenere alta la guardia rispetto ai rischi di un ritorno di fenomeni di inappropriatezza. E avere il coraggio di accogliere la sfida del cambiamento organizzativo”. Affinché, precisa Sabina Nuti, “il nostro Sistema sanitario nazionale (Ssn) possa cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR”. E “i dati mostrano come si sia aperta una nuova fase per il nostro Ssn. E quanto serva un aperto e trasparente confronto tra le performance regionali e aziendali. Per far emergere quelle differenze su cui dobbiamo concentrare l’attenzione. E gli interventi per garantire equità. Per ridurre le disuguaglianze”.

Per una nuova sanità

I risultati del “Network delle Regioni” sono emersi al seminario presso la Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, a Perugia. E sono stati elaborati dal Laboratorio MeS Management e Sanità. Realtà d’eccellenza dell‘Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Lo scopo è valutare la performance dei sistemi sanitari regionali. Nell’anno del rilancio del Servizio sanitario nazionale. Per cogliere appieno le opportunità di investimento. E quelle di ridisegno dell’offerta dei servizi. L’analisi delle performance è frutto del lavoro del “Network delle Regioni”. Una rete di collaborazione che oggi conta sull’adesione di 10 Regioni e due Province Autonome. La valutazione punta a utilizzare le evidenze quantitative. I numeri, quindi, diventano strumento di miglioramento. E di valorizzazione delle migliori soluzioni organizzative. Le evidenze più significative sono state illustrate dal team di ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna. Coordinato dalla docente Milena Vainieri. E dal ricercatore Federico Vola. Durante il seminario a Villa Umbra a Perugia. In presenza e in diretta web.

Network-sanità

Ad approfondire i risultati sono i responsabili delle direzioni regionali del network, Luca Coletto. Assessore alla Salute e Politiche Sociali della Regione Umbria. Domenico Mantoan. Direttore generale di Agenas. Roberto Speranza, ministro della Salute. Sabina Nuti. Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il lavoro svolto dal “Network delle Regioni” include su base volontaria dieci Regioni italiane. Ossia Basilicata. Friuli-Venezia Giulia. Liguria. Marche. Puglia. Toscana. Umbria. Veneto. Lombardia. Piemonte. E le due Province Autonome di Trento e di Bolzano. Ciò permette di fornire a ciascuna Regione una sintesi dei risultati conseguiti. Messi a confronto con quelli delle altre. Nell’ottica di uno spirito collaborativo. E di condivisione interregionale delle migliori pratiche. Il metodo con cui è stata misurata la performance tiene ovviamente conto della pandemia da Covid-19. Anche per questa edizione. Come per quella dello scorso anno. Sono inclusi molti indicatori. Che misurano la capacità di resilienza dei sistemi sanitari regionali. Intesa come capacità di tenuta e di ripresa. Nell’offerta dei servizi.

Capacità di rilancio

La raccolta dei dati è finalizzata a individuare e valorizzare i sistemi sanitari. Quelli cioè che abbiano dato prova di maggiore capacità di rilancio nel 2021. E, al tempo stesso, l’urgenza è individuare le sfide emergenti. Con cui i sistemi si dovranno confrontare. A questi ambiti deve essere data priorità nella pianificazione e nella gestione. Sia per rafforzare in maniera strutturale le condizioni su cui si basano. Sia per rispondere in maniera proattiva a quelle necessità contingenti. In particolare dei cittadini che siano stati trascurati. Durante le principali fasi di recrudescenza della pandemia da Covid-19. Il “Network delle Regioni” ha risposto, quindi, alla sfida di analizzare le proprie performance nel 2021. Ridisegnando e integrando lo strumento che, negli anni, aveva sviluppato. Per valutare i propri risultati. Nel complesso, sono oggi più di 450 gli indicatori che compongono il sistema.

Effetto Covid

La pandemia da Covid-19 viene spesso interpretata come un evento che ha accelerato soprattutto un processo di trasformazione. Quello del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Con l’adozione di azioni strategiche avviate durante la crisi sanitaria e la loro propulsione. Attraverso gli ingenti finanziamenti strutturali messi a disposizione. La prima sfida riguarda proprio l’eredità della pandemia. E il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari. Laddove la gestione dell’emergenza e post-emergenza Covid-19 ha richiesto l’impiego di risorse aggiuntive. Ciò ha portato a un incremento significativo del costo sanitario pro-capite in tutte le Regioni del network. In media, l’aumento percentuale tra il 2019 e il 2021 è stato dell’11%. Pari a circa 237 euro pro-capite. La variabilità in alcune partite determinanti mostra però che ci sono margini di azione. E’ il caso dell’assistenza farmaceutica. E dei dispositivi medici. Ad affiorare, oltre alla variabilità inter-regionale, è la dinamica nel tempo. Si tratta di una partita in cambiamento. Che deve essere governata. E’ importante lavorare, ad esempio, sull’appropriatezza della prescrizione dei nuovi farmaci ad alto costo. Una maggiore attenzione, infatti, potrà liberare risorse da reinvestire nel sistema stesso.

Stato di salute della popolazione

A braccetto con la prima concorre la seconda sfida. Ovvero l’importanza delle politiche di prevenzione e di promozione della salute. Come investimento non soltanto per il miglioramento dello stato di salute della popolazione. Ma anche per lo sviluppo socioeconomico. E per la sostenibilità degli stessi sistemi sanitari. La centralità dei programmi di screening risulta fondamentale in questo senso. E il dato rilevato nel 2021 mostra un evidente sforzo da parte delle Regioni. Nel rilancio dei programmi di screening oncologici. Per esempio, Veneto e Umbria registrano nel 2021 un numero di mammografie superiore al 2019. A dimostrazione di uno sforzo di recupero delle prestazioni perse durante il primo anno pandemico. In ambito vaccinale è stata la campagna anti Covid-19 a tenere banco nell’ultimo anno. Ma le vaccinazioni pediatriche hanno registrato una sostanziale tenuta della copertura. A riprova della solidità dei servizi del Sistema sanitario nazionale. Cala invece la copertura anti-influenzale. Sia per gli anziani. Sia per i professionisti sanitari. Dopo una maggiore propensione alla vaccinazione anti-influenzale registrata nel corso del 2020.

La tenuta del Ssn

Si tratta, come sottolinea il team di ricerca, di un tema da presidiare con attenzione. Un tema più specifico è quello dell’efficacia e dell’appropriatezza clinica. Al riguardo il team di ricerca ha registrato performance in sostanziale continuità con il passato. Grazie all’impegno dei professionisti del Servizio sanitario nazionale. Una particolare attenzione deve essere rivolta ai parti cesarei. Che, in alcune regioni, tornano a crescere. E sottolineano l’esigenza di tenere alta la guardia. La terza sfida riguarda la qualità dei processi e dell’appropriatezza organizzativa. “Qui entriamo nella tenuta degli assetti organizzativi e dei processi assistenziali -spiegano gli analisti sanitari-. E ci muoviamo principalmente nella dimensione ospedaliera. Nel complesso, la ‘risorsa ospedale’ regge l’urto pandemico. Basti vedere la tenuta della durata delle degenze mediche. E l’ulteriore contrazione di quella dei ricoveri chirurgici“. Campanello d’allarme, invece, per le fratture del collo del femore. La proporzione di quelle trattate entro due giorni tende a contrarsi in quasi tutte le Regioni.

Risorse umane

La quarta sfida attiene all’engagement. E su questo terreno si gioca la vera partita delle risorse umane del Servizio sanitario regionale (Ssr). Emerge, infatti, l’esigenza di una valorizzazione e di un investimento. La percentuale di assenza cresce in modo significativo nel 2020. In quasi tutte le Regioni del network. A dimostrazione di un comprensibile affaticamento del personale sanitario. La quinta sfida è quella dell’appropriatezza. Il Servizio sanitario nazionale riparte. E con esso l’esigenza di tenere alta la guardia. Rispetto al rischio di inappropriatezza. Un esempio è la riduzione delle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza. E’ stata registrata nel 2020. E non viene compensata nel 2021. Ma si registrano primi segnali di una potenziale ripresa. Lo dimostrano l’incremento dei DRG LEA Medici (ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza). Delle ospedalizzazioni potenzialmente evitabili. Di quelle in età pediatrica. Il discorso è analogo sulle prestazioni di diagnostica ad alto rischio di inappropriatezza. Nel 2021 non si raggiungono i livelli pre Covid-19 ma l’incremento è generalizzato. Alcuni ambiti reggono comunque meglio degli altri. E’ il caso del consumo di antibiotici. Che cala in maniera ulteriore. Confrontato anche con il 2020. Sia per una dinamica intrinseca della domanda. Sia per azioni mirate al consumo di antibiotici. Per scongiurare una maggiore diffusione delle resistenze microbiche. In particolare in ambito ospedaliero.

Innovazione nella sanità

La sesta e ultima sfida è quella dell’innovazione. E non è certo ultima per importanza. La sanità digitale è tra le grandi priorità per il rilancio dei sistemi sanitari. In coerenza con gli indirizzi del Pnrr. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Centrale per la sua portata è sicuramente la sfida legata all’innovazione digitale. Come strumento di miglioramento della qualità delle cure e di governance sanitaria. Innovazione intesa sia nella forma di applicazioni strutturate di soluzioni di telemedicina. Ma anche di maggior interoperabilità dei sistemi informativi. Rivolti alla gestione dei servizi. E alla comunicazione con i cittadini. In questo senso, la pandemia da Covid-19 ha accelerato o consolidato processi di transizione. Una svolta che occorre ora capitalizzare. Per esempio, da parte dei cittadini è cresciuta la sensibilità nella consultazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Sebbene con marcate differenze tra Regioni. Varia molto la percentuale di cittadini che dichiara di aver utilizzato il FSE negli ultimi 90 giorni. E va dal 3 al 74 per cento.

 

 

Giacomo Galeazzi: